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mercoledì 14 marzo 2012

Omero, Iliade - Alessandro Baricco 2004


L'Iliade di Omero continua a cantare dal fondo dei secoli. Canta cinquantun giorni dell'ultimo anno di una guerra che porta, dopo un decennio, alla conquista e alla distruzione della città di Troia.
Canta dei, uomini ed eroi, memorabili nell'ira e nell'ambizione, nell'audacia e nell'astuzia, nella vendetta e nella pietà, dentro i confini di un eterno campo di battaglia. Guidato dall'idea di adattare il testo per una lettura pubblica, Alessandro Baricco rilegge e riscrive l'Iliade di Omero come se dovessimo tornare là a Omero, nell'Iliade, a contemplare uno dei più maestosi paesaggi del nostro destino.
Lavorando sulla traduzione di Maria Grazia Ciani, monta il materiale originario in un concentrato di ventun voci (l'ultima quella di Demòdoco, un aedo che, sulla scorta dell'Odissea e di altre fonti, narra la fine di Troia); i personaggi omerici sono chiamati in scena – gli dei lasciati sullo sfondo – a raccontare, con voce vicinissima alla nostra, la loro storia di passioni e di sangue, la loro grande guerra, la loro grande avventura.



NOTE A MARGINE

8
Togliere gli dei all'Iliade non è probabilmente un buon sistema per comprendere la civiltà omerica: ma mi sembra un ottimo sistema per recuperare quella storia riportandola nell'orbita delle narrazioni a noi contemporanee. Come diceva Lukàcs: il romanzo è l'epopea del mondo disertato dagli dei.
introduzione di Baricco
19
La guerra è un'ossessione dei vecchi, che mandano i giovani a combatterla.
Tersite
29
Elena
tutto il capitolo di Elena
51
Lasciami andare a casa, piuttosto, perchè voglio vedere la mia sposa, e mio figlio: la mia famiglia. I Troiani combattono, laggiù, mi aspettano, ma io voglio ancora passare da loro, voglio vederli: perchè davvero non so se mai tornerò un'altra volta qui, vivo, primo che gli Achei mi uccidano.
Ettore
51
La tua forza sarà la tua rovina
Andromaca
52
Ettore, se io ti perdo, morire sarà meglio che rimanere viva: perché non ci sarà conforto per me, solo dolore. . .. Ettore, tu mi sei padre, e madre, e fratello, e sei il mio sposo...
Andromaca
52
e se immagino quel giorno non è il dolore dei troiani, che immagino, nè quello di mio padre, di mia madre, o dei miei fratelli, caduti nella polvere uccisi dai nemici. io quando immagino quel giorno vedo te....... ...possa io morire prima di saperti schiava. Possa io essere sotto terra prima di dover udire le tue grida..
Ettore
53
al destino nessun uomo, una volta che è nato, può sfuggire.
Ettore
58
i giovani hanno un'idea vecchia della guerra. Onore, bellezza, eroismo
Nestore
61
anche la guerra obbedisce alla notte
Nestore
68
Le preghiere sono figlie di Zeus, sono zoppe, guerce e rugose, ma si affannano a seguire le orme dei nostri errori per cercare di porvi rimedio
Fenice
101
Ricordatevi di me, e dimenticate il mio destino
Ettore
162
il compito di un vero pacifismo dovrebbe essere non tanto demonizzare all'eccesso la guerra, quanto capire che solo quando saremo capaci di un'altra bellezza potremo fare a meno di quella che la guerra da sempre ci offre. Costruire un'altra bellezza è forse l'unica strada verso una pace vera... ...Poter cambiare il proprio destino senza doversi impossessare di quello di un altro.
postilla sulla guerra



RECENSIONE

Per poter comprendere a pieno questo libro, secondo me, bisogna avere abbastanza chiara la storia in sé e soprattutto sapere se chi parla in quel momento è troiano o acheo.
Non avendo un narratore esterno, ma trovandoci di fronte a dei dialoghi tra personaggi e a delle vedute in prima persona bisogna riuscire a distinguere i troiani dai greci, altrimenti si rischia di fare confusione.
Le voci che si susseguono sono 21 e ci raccontano la storia secondo il loro punto di vista, ma sempre seguendo l'ordine cronologico.
La parte più commovente è la parte di Ettore e Andromaca quando si danno il loro ultimo saluto, ma anche la parte di Elena è molto bella.

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