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mercoledì 14 marzo 2012

La Solitudine dei Numeri Primi - Paolo Giordano 2008


Romanzo d'esordio di un giovanissimo scrittore, "La solitudine dei numeri primi" è stato uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni: cresciuto grazie all'entusiastico passa parola dei lettori, il libro ha incontrato il plauso della critica ed è arrivato a conquistare molti premi, tra cui il principale riconoscimento letterario italiano, lo Strega.
Al centro della storia – e di una narrazione che corre tesa verso il finale e brucia per le sue implicazioni emotive – le vite speciali di Alice e Mattia, entrambe segnate da un episodio traumatico accaduto nell'infanzia: un marchio a fuoco che li accompagna, insieme allo sguardo dell'autore, attraverso l'adolescenza, la giovinezza, l'età adulta. I loro destini si incrociano e i due ragazzi si scoprono strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.



NOTE A MARGINE

75
Mattia lo faceva apposta a essere così silenzioso in ogni suo movimento. Sapeva che il disordine del mondo non può che aumentare, che il rumore di fondo crescerà fino a coprire ogni segnale coerente, ma era convinto che misurando attentamente ogni suo gesto avrebbe avuto meno colpa di questo lento disfacimento.
117
Gli anni del liceo erano stati una ferita aperta, che a Mattia e Alice era sembrata così profonda da non potersi mai rimarginare. C'erano passati attraverso in apnea, lui rifiutando il mondo e lei sentendosi rifiutata dal mondo, e si erano accorti che non faceva poi una grande differenza. Si erano costruiti un'amicizia difettosa e asimmetrica, fatta di lunghe assenze e di molto silenzio, uno spazio vuoto e pulito in cui entrambi potevano tornare a respirare.
129
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto la sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie. In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano i "primi gemelli": sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perchè tra loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fosse un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l'uno all'altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre. Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.
152
...ma quando era con lei sembrava che valesse la pena di fare tutte le cose normali che le persone normali fanno.
192
....le mancanze si assomigliano un po' tutte.
251
...l'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta.

RECENSIONE

Il romanzo d’esordio di Paolo Giordano parla di due solitudini programmaticamente inconciliabili: non esistono numeri primi contigui, al massimo vi sono i numeri primi gemelli: “coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero”. In una metafora questa è la vita di Alice e Mattia, entrambi segnati in modo speculare da un trauma infantile.
La cosa che più colpisce nel libro è la totale assenza del tempo e del luogo. Il primo è confinato a puro trascorrere, emarginato negli anni inseriti tra parentesi all’inizio delle sette (numero primo) parti che compongono l’opera. I luoghi sono una materia amorfa, una cristallografia ai raggi X darebbe un risultato desolante. La città è Torino ma potrebbe essere una qualsiasi altra città. Quando si parla di un altro luogo questo diventa un’Università del Nord Europa.
Il perché del titolo viene spiegato benissimo e senza l'aggiunta di altre parole dallo stesso Mattia a pag.129.

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