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venerdì 2 novembre 2018

Al paese dei libri - Paul Collins

Ma che idea, lasciare la California per un brumoso paesino della campagna gallese! Se non fosse che il paesino è Hay-on-Wye, “la Mecca dei bibliofili”, dove c’è una libreria antiquaria ogni quaranta abitanti, e dove si celebra ogni anno uno dei più noti Festival della Letteratura – e se non fosse che il pellegrino è Paul Collins, instancabile e ardimentoso cacciatore di libri perduti e stravaganti. Ingaggiato nel 2000 da Richard Booth, il libraio che nel 1977 si proclamò Re del Principato Autonomo di Hay, Collins si è potuto dedicare per sei mesi alla sua attività preferita: frugare tra cataste di “libri effimeri che fin dall’inizio non erano destinati a durare”, e tramandarci le loro storie. Ed ecco le ponderose raccolte di riviste obsolete (“La rivista delle meraviglie, composta per intero di materiale classificabile unicamente come miracoloso! bizzarro! strano! strampalato! soprannaturale! eccentrico! assurdo! oscuro! e indescrivibile!”), le memorie apocrife (“Sono stata la cameriera di Hitler”) o anonime (“Le confessioni della moglie di uno scrittore”), gli autori che scrivono dall’aldilà, e le prime edizioni “grigie e pesanti come tombini”. Mentre cerca casa, fantasticando di stabilirsi definitivamente in un grande “pub sconsacrato” del Seicento, il Sixpence House, Collins riesce anche a far domanda per un seggio alla Camera dei Lord (quella “specie di governo mediante copula. Una spermocrazia, se preferite”). Oltre che una incantevole “tranche de vie”, “Al paese dei libri” è una sorprendente meditazione sul valore dei libri nel tempo – e sulla volubile sbadataggine del passato, “l’unico paese dove è ancora lecito prendersi gioco degli indigeni”. 

RECENSIONE

Non partiamo bene eh.. partiamo leeeeeeeeenti...e concludiamo lentissssssssimiiiiiiii.
La storia in sè potrebbe essere raccontata in, non so, forse, 10 pagine.. lui, la moglie e il figlio si trasferiscono dalla California in un piccolo paesino in Inghilterra dove ci sono più libri che abitanti. Cercano una casa che non trovano,lui lavora in una libreria come "esperto d'America" ma non trova il titolo per il suo libro, lei scrive qualcosa ma non si sa cosa sia, il bambino gioca e scopriamo che ci sono un sacco di differenze tra l'America e l'Inghilterra. 
Non che già sia entusiasmante se poi ogni 10 righe ci deve essere una citazione presa da un chissà che libro che io non ho nemmeno mai sentito nominare.. anche no grazie.. 200 pagine e dispari di noia. 


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Riflessione personale e non riguardante il libro in sè... quanti libri che reputo brutti devo leggere prima di leggerne uno bello? no perchè con "Il segreto di Black Rabbit Hall" ho tirato su la media..ma se su 10 libri uno solo mi prende forse ho qualche problema..o leggo i libri sbagliati :)