<3 GRAZIE A CHIUNQUE PASSA E LASCIA UN SEGNO DI SE' <3

lunedì 23 aprile 2012

La Sovrana lettrice - Alan Bennett 2007



Per un puro accidente, la regina d'Inghilterra ha scoperto quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus della lettura a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali ripercussioni sul suo entourage, sui sudditi, sui servizi di sicurezza e soprattutto sui lettori lo scoprirà solo chi arriverà all'ultima pagina, anzi all'ultima riga.
Perchè oltre alle irrefrenabili risate questa storia ci regala un sopraffino colpo di scena - uno di quei lampi di genio che ci fanno capire come mai Alan Bennett sia considerato un grande maestro del comico e del teatro contemporaneo.


NOTE A MARGINE

22 Stava anche scoprendo che un libro tira l'altro; ovunque si voltava si aprivano nuove porte e le giornate erano sempre troppo corte per leggere quanto avrebbe voluto.



RECENSIONE

Un libro divertente che fa sorridere e anche ridere a volte ma con un geniale colpo di scena finale.
Alan Bennett è considerato un grande maestro del comico e del teatro contemporaneo e in questo libro la sua arte e la sua abilità la si coglie a pieno (soprattutto quando spiega la tecnica adottata dalla Regina per poter leggere mentre passa davanti ai sudditi salutando).
Il libro comincia con la Regina che seguendo i suoi cani per i giardini di Buckingham Palace incontra il furgoncino della biblioteca.
Più per non far brutta figura che per altro, la Regina decide di prendere un libro in prestito, la settimana successiva un altro e così via finchè non più per immagine ma per passione, la Regina legge in continuazione tanto da trascurare i suoi impegni.
Tutta la corte e la famiglia è preoccupata per il suo nuovo interesse e teme che ci potranno essere delle ripercussioni sulla loro vita, ma la Regina continua imperterrita per la sua strada.
Il suo cammino però la porterà ad un finale col botto, ad un sopraffino colpo di scena che solo il lettore che arriverà all'ultima pagina, anzi all'ultima riga, potrà scoprire, godersi a pieno e farsi una bella risata.

giovedì 12 aprile 2012

L'Ombra del Vento - Carlos Riuz Zafòn 2001

A Barcellona una mattina d'estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all'oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. E qui Daniel entra in possesso di un libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un mondo di misteri e intrighi legato alla figura di Julian Carax, l'autore di quel volume. Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti parallelismi con la propria vita...






NOTE A MARGINE




7 Sono cresciuto tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano pagine consunte..
35 La passione infantile è un'amante infedele e capricciosa...
167 ...nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai già la risposta.
291 L'ansia è la ruggine dell'anima.
435 Juliàn adora sua madre. Basta guardarli per capire che sono uniti da un legame invisibile. Mi accontento di sapere che vivo sulla loro isola e mi ritengo fortunato.


RECENSIONE


In questo libro vediamo la crescita fisica e spirituale di un personaggio principale, Daniel, che conosciamo come un bambino di circa dieci anni e che lasciamo circa trentenne.
Daniel, grazie a suo padre viene a conoscenza di un libro "misterioso": L'OMBRA DEL VENTO. Dopo aver letto questo libro cominciano a succedergli cose particolari e così decide di indagare sulla vita dell'autore: Julian Carax.
L'autore, Julian appunto, diventa anche nella sua assenza il secondo protagonista principale del romanzo.
Grazie a Zafòn scopriamo una Barcellona segreta e misteriosa che viene voglia di esplorare insieme ai vari coprotagonisti e personaggi che vi abitano, ma scopriamo anche una Barcellona dopo la guerra civile e mondiale, molto cruda e violenta.
Il linguaggio usato è molto fluido e coinvolgente.
A tratti il libro fa paura tanto da voltarsi per strada con la sensazione di essere seguiti. però poi torna sempre la razionalità e una spiegazione per tutto.
Un libro molto bello, coinvolgente, con una trama fitta e sorprendente.

Felicità - Will Ferguson 2002

Il compito di Edwin de Valu, giovane editor in una casa editrice americana, è quello di pubblicare manuali di autoaiuto, metter mano nella "pigna purulenta" di manoscritti che arrivano non richiesti in un flusso ininterrotto e di scrivere lettere di cortese rifiuto ai loro autori. Ed è proprio questa pigna purulenta che Edwin sta esaminando di corsa una mattina, prima di una riunione, scrivendo una lettera via l'altra, quando si imbatte in un dattilo elefantiaco, di mille pagine,intitolato Quello che ho imparato sulla montagna. 
Irritato, oltre che dalla mole, anche dal tono dell'autore, Edwin cestina il libro e manda via la lettera con con insolita solerzia prima di catapultarsi in riunione, dove, con orrore, scopre di dover trovare  un bestseller in tempi rapidissimi. E' così che, dopo diverse peripezie, il mostruoso dattilo diventa un libro che ai lettori promette aiuto in ogni aspetto della vita, dal peso al sesso, dall'alcool al fumo, dall'autostima al guadagno. In breve, promette di rendere tutti felici. Attraverso un inesorabile tam tam tra lettori, il libro esplode, ne vengono venduti milioni di copie e il mondo si trasforma in un luogo...dannatamente felice. Con il conseguente crollo di rami d'industria sorti per andare incontro alle insoddisfazioni dell'esistenza: palestre, centri fitness, moda, tabacco, alcool, droga, ecc. Con acutezza, sarcasmo e senso dell'umorismo Ferguson prende in giro il mondo dell'editoria, gli scrittori e i lettori di manuali di autoaiuto, la filosofia new age e lo spasmodico edonismo dei nostri tempi. Trecento pagine avvincenti come un thriller, ma anche colme di un'amarezza mascherata dall'ironia: la civiltà occidentale è cresciuta spinta dal desiderio di felicità che, se veramente raggiunta, sembra invece portare all'annullamento dell'uomo.


NOTE A MARGINE




41 Edwin aveva risposto alla domanda "La vita è un campo di..." in modo ampiamente prevedibile. A quanto pare la risposta giusta era qualcosa del tipo "fiori". Ma, come Edwin fu lesto a sottolineare, "i fiori crescono sulla merda per cui, ipso facto, la parola merda precede, sia dal punto di vista logico che da quello temporale, fiori.
87 Paura di morire e desiderio di sopravvivere, in un modo o nell'altro, sia pure attraverso i figli. O i nipoti. Una donchisciottesca ricerca di immortalità.
90 Nei ricordi qualcosa cambia sempre: certi dettagli scompaiono, altri si accentuano, altri ancora subiscono lievi trasformazioni.
176 "Edwin, qual è la parte della parola 'vaffanculo' che non capisci?"
216 "May, non so quale sia il senso della vita, ma una cosa la so: le frasi più importanti di tutto il linguaggio sono: 'se solo' è 'magari un giorno'. I nostri errori passati sono i desideri inappagati. Ciò che rimpiangiamo è ciò a cui aneliamo. E' questo a fare di noi ciò che siamo."
279 ...Nemo saltat sobrius, Jack! Nemo saltat sobrius." "James Boswell," disse Jack. "Gli uomini non ballano quando sono sobri."




RECENSIONE


Un libro avvincente, coinvolgente, divertente, che non lascia tregua...un po' come la vita frenetica di Edwin e tutte le vicende che lo accompagnano.
L'autore, Ferguson, ci vuole aprire gli occhi e allo stesso tempo vuole farci sorridere prendendo in giro le case editrici, i lettori e gli autori di manuali di autoaiuto, e credo che con la sua sottile ironia il messaggio sia piuttosto diretto.
Mi aspettavo però un finale diverso, ma forse perchè voto sempre per l'happy ending.


??? << Perché non farci un bel film?>> ???

lunedì 2 aprile 2012

Peter Pan - Trilli



YOU CAN FLY (PUOI VOLARE)

MAKING OF PETER PAN.
COME PETER PAN E ' DIVENTATO UN CLASSICO DISNEY
La storia di Peter Pan ebbe inizio sui palcoscenici di Londra nel 1904 per opera dello scrittore e autore teatrale scozzese James Matthew Barrie.

Nel 1913 un ragazzino vide una rappresentazione di Peter Pan.

Quel ragazzino era Walt Disney.

Non dimenticò mai quel racconto con la sua unica combinazione di avventura e fantasia.

Nel 1924, Walt vide anche la versione cinematografica di Peter Pan con Betty Bronson nel ruolo di Peter.

Walt disney iniziò a lavorare a una versione animata di Peter Pan alla fine degli anni '30 durante la produzione di Biancaneve e i sette nani quando era all'apice della sua creatività.

Walt Disney stesso scrisse: “L'animazione ci offre diversi vantaggi rispetto alla messa in scena teatrale che nessuna polvere magica può risolvere!”.

Nel 1939 Disney acquistò i diritti cinematografici, e agli inizi del 1940 cominciarono a creare lo storyboard.

Gli acquerelli inediti dell'artista inglese David Hall risalgono alle prime fasi di lavorazione.




Hall aveva sviluppato anche l'aspetto visivo di Alice
nel paese delle meraviglie per la Disney nel 1938.

In una delle prime versioni di Peter Pan, Nana viaggia con Peter e i bambini verso l'Isola Che Non C'è, come si può vedere ammirando i disegni originali di Hall.

Molti di questi disegni sono più lugubri dell'originale e più sinistri dei tipici prodotti Disney.

Nel 1941, la struttura della storia era stata completata.

Ma la seconda guerra mondiale interruppe il progetto.

Dopo la guerra Walt Disney riprese la lavorazione di Peter Pan che venne sviluppato durante gli anni '40 dal punto di vista visivo anche grazie alla famosa colorista Mary Blair.

La versione di Peter Pan della Disney offre anche un'altra novità.

Era la prima volta che Peter Pan appariva come un bambino.

Leonard Maltin (film historian)
<<Fin dai tempi di Maude Adams nella rappresentazione teatrale erano state ragazze ad interpretare Peter Pan.

Questa tradizione venne stravolta da Wla disney che mostrò Peter Pan come un bambino.

È solo un bambino animato, ma ha la voce di bambino ed è rappresentato come tale, così come era previsto che fosse>>

Walt Disney assegnò il personaggio di Peter Pan all'animatore Milt Kahl.

Leonard Maltin
<<ricordo di aver sentito un seminario di Milt Kahl sull'animazione in cui diceva che la vera sfida per lui era di animare la leggerezza di un personaggio che rimaneva sospeso in aria.

Non volava, rimaneva sospeso.

Sono cose che non pensiamo perché siamo immedesimati nella storia.>>

Nell'animazione di Capitan Uncino, Walt pensò a Frank Thomas.

Frank Thomas (directing animator)
<<Mi chiedevo a chi sarebbe spettato il compito prestigioso di Capitan Uncino.

Poi sentii che Walt voleva che me ne occupassi io.

Pensai “caspita, incaricare me di quel cattivo...è davvero comico”.

Lo sceneggiatore, Ed Penner, lo vedeva come un tipo frivolo, stravagante. Pensava “questo sì che si chiama vivere, cenare a mezzanotte, il vino...”

Tutti particolari da fine intenditore.

Mentre il regista lo vedeva come un personaggio duro che sparava il cannone e sparava alla sua ciurma sul veliero.

Era un personaggio minaccioso per Peter Pan>>.

Walt sapeva che per la sua versione di Peter Pan, Trilli avrebbe dovuto essere realizzata come un vero personaggio.

Dalla fine degli anni '30, ci sono disegni che tracciano lo sviluppo di Trilli, e ognuno di questi rivela l'ideale della bellezza femminile dell'epoca.

Marc Davis (directing animator)
<< Io lavorai sul personaggio di Trilli. Trilli era rappresentata come un fascio di luce che doveva essere un faro luminoso che si muoveva sul fondo del palcoscenico.

Nel nostro campo non si poteva usare un fascio di luce, per cui immaginai il personaggio che tutti conoscono.

È un personaggio da pantomima, cosa di per sé davvero interessante.

Non parla, ma sai esattamente ciò che pensa.>>

Margaret Kerry (model for Tinkerbell)
<<Io ero Trilli.

Fui chiamata per un provino alla Disney, mi dissero: “Vogliamo che salga su uno specchio, uno specchio su una credenza.
Guarda in basso, si pavoneggia e improvvisamente vede i suoi fianchi e non è affatto contenta”.

E così feci.

Salii sullo specchio, guardai in basso, vidi i miei fianchi e li misurai. Battei il piede e mi allontanai.

Mi chiesero se mi dispiacesse tornare il martedì seguente. Sapevo di avere l'immaginazione necessaria.>>

L'uso di Margaret Kerry come modella per Trilli, fu solo uno dei materiali di riferimento usati dagli animatori per portare Peter Pan sugli schermi.

Kathryn Beaumont (english voice of Wendy)
<<La seconda parte della mia interpretazione dopo la registrazione, fu realizzare il film.

Anche se non era il film che il pubblico avrebbe visto.

Serviva solo per gli animatori ed era fatto in modo che potessero guardare l'azione svolgersi.>>

Frank Thomas (directing animator)
<<Il pubblico non capiva quando parlavamo di messa in scena. Noi dicevamo: “Bè un artista ha bisogno di una modella.” Devi aver qualcuno per guidarti.

Ma è anche utile per creare i dettagli e mostrare un personaggio che si guarda le spalle. Come volge il capo? Con la persona adatta scoprivi che l'altro braccio si alzava, qualcosa gli arrivava al mento o altri particolari a cui non avevi pensato.

Molto spesso questo dava vita alla scena.>>

Dopo quasi due decenni di lavoro, dozzine di trattamenti e migliaia di disegni il Peter Pan di Walt Disney era terminato.

Uscì sugli schermi il 3 febbraio 1953, e fu un successo immediato.

È rimasto uno dei maggiori film d'animazione della Disney, un classico molto amato.

Margaret Kerry (model for Tinkerbell)
<<Cosa accade in Peter Pan? Finisce bene. Torniamo tutti a casa sani e salvi.>>

Kathryn Beaumont (english voice of Wendy)
<<E' una storia che ha un significato per tutti. Gli adulti vedono questo bambino che non vuole crescere.>>

Leonard Maltin (film historian)
<<L'idea di mantenere dello spirito giovanile, di non rinunciare alla propria fanciullezza è un'idea molto forte e magica che ha una grossa attrattiva. E, ovviamente, era condita con la magia della Disney.

È un matrimonio perfetto, Peter Pan e Disney.>>


THE PETER PAN THAT ALMOST WAS
IL PETER PAN CHE QUASI FU

La parte più lunga del processo di creazione di un film d'animazione è azzeccare la storia. Il processo di sviluppo di una storia può durare anni.

Provi idee diverse nei trattamenti dei concetti visivi e negli storyboard. Alcune rimangono ma molte vengono scartate.

Era così anche quando Walt Disney dirigeva lo studio. Molti dei film sono rimasti in preparazione per molti anni prima di entrare in produzione.

Così fu anche per Peter Pan.


Peter Pan avrebbe dovuto essere il secondo film di Walt dopo “Biancaneve e i sette nani” che uscì nel 1937. Peter Pan uscì nel 1953, 16 anni dopo la nascita della Walt Disney.

Nella bibioteca dello studio Walt Disney sono conservati tutti i disegni, alcuni dei quali risalgono agli anni '30 – '40. Molte idee furono visionate e molte furono scartate.

Peter Pan nacque come opera teatrale nel 1904 dalla penna di J. M. Barrie che creò la storia che tutti conoscono.

Nei primi anni di lavorazione Disney si concentrò nel trovare un equilibrio fra un adattamento del testo fedele di Barrie e la ricerca di nuovi modi di raccontare la storia attraverso l'animazione.

1) A differenza del Peter Pan di Barrie, invece di iniziare dalla camera dei bambini, Disney esplorò la possibilità di aprire nell'Isola Che Non C'è.


In questa versione Trilli risulta subito gelosa quando chiede alle sirene se hanno visto Peter Pan.

Nella sequenza di apertura i Bimbi Sperduti stanno giocando e vengono catturati dai Pellerossa. Peter fa la pace con loro e i Bimbi Sperduti si arrabbiano Perché facendo la pace non gli rimarrà più nulla da fare.
Vogliono sentire una vera mamma che racconta una storia come Peter.

Peter promette di rapire una mamma per loro.

Walt finì per scartare l'idea di rapire Wendy ritornando al testo di Barrie in cui è Wendy a desiderare di vedere l'isola.

2) Un altro approccio diverso all'inizio è contenuto in un trattato del maggio 1939, basato sul libro di Barrie “Peter Pan di Kensington Garden”.

Questa versione inizia con la nascita di Peter Pan a Bird Island. Racconta la storia di come volò da Londra all'Isola Che Non C'è diventando il capo dei Bimbi Sperduti.

A una riunione di sceneggiatura però Walt cambiò idea dicendo: “Dobbiamo iniziare immediatamente con Peter Pan che entra in casa per prendere l'ombra, così la vera storia ha inizio. La nascita di Peter appartiene a un'altra storia”.

Con questo approccio, il film si sarebbe aperto sulla casa dei Darling. Walt e la sua équipe di sceneggiatori esplorarono diverse versioni della scena della cameretta.

Nel film Wendy spiega alla madre che tiene l'ombra di Peter Pan nel cassetto.

3) In una versione della storia la signora Darling vede Peter Pan fuori dalla finestra e cattura la sua ombra.
Come scrive Barrie: “La balia dei signori Darling è un terranova di nome Nana. Ciò nonostante è efficiente come una vera bambinaia,e assolve le sue funzioni in modo diligente rifacendo i letti e preparando i pigiami dei bambini. Questa notte, i signori Darling ceneranno fuori, e la signora Darling entra nella cameretta vestita di tutto punto. È sorpresa nel vedere il volto di un bimbo misterioso che spia dalla finestra. Il signor Darling entra arrabbiato cercando di annodarsi la cravatta. La signora Darling gliela annoda con destrezza. Il signor Darling si calma, ma esplode di nuovo quando si scontra con Nana e finisce ricoperto di peli di cane.
Quando i bambini non sono presenti la signora Darling racconta al marito del volto misterioso alla finestra, ricordando la visita di uno strano bambino la settimana prima. Il signor Darling è sicuro che sia il prodotto della sua vivida immaginazione. Finchè la signora Darling gli mostra l'ombra lasciata dal bambino. Risulta essere un'ombra vivace e la signora Darling riesce appena a nasconderla, prima che i bambini tornino pronti per andare a letto.”

4) In un'altra versione la storia era raccontata dalla voce narrante di Nana, la balia, che accompagna i bambini all'Isola Che Non C'è.

Questa idea non venne mai realizzata ma questi trattamenti aiutarono a sviluppare i personaggi.

5) Nel film Wendy cerca di dare un bacio a Peter Pan. Ma la gelosa Trilli rovina quel momento tirando i capelli a Wendy.

Peter non sapeva cosa fosse un bacio: << “Ti posso dare un bacio?” chiese lei “Grazie” rispose Peter porgendo la mano. “Non sai cos'è un bacio?” chiese Wendy. Per non ferire i suoi sentimenti gli dà un ditale. “Ora” disse Peter “Posso dartelo io un bacio?” “Se vuoi” disse Wendy porgendogli il volto. Peter le mette in mano una ghianda. Wendy dice che porterà il suo bacio su una catenina attorno al collo.>>

Nel film Wendy, Gianni e Michele vanno tutti all'Isola Che Non C'è con Peter lasciano a casa Nana.

6) In alcune versioni, Gianni rimaneva a casa Perché troppo serio. Come dice l'autore: << “Verrò” disse Wendy “solo se possono venire anche i miei fratelli”. Peter allora esamina i sogni dei due. Il sogno di Gianni è noioso e pedante. Gianni si vede come suo padre, seduto alla scrivania a fare i conti. “Non lui” dice Peter Pan con disappunto. Peter esamina quindi il sogno di Michele: Michele combatte contro un pellerossa e afferra una tigre allo stesso tempo. “Lui va bene” dice Peter.>>.

E Gianni veniva escluso dall'avventura fino al 1948, quando lo sceneggiatore Ralph Wright scrisse a Walt di trasformare Gianni in una copia comica del padre in versione ridotta.

Gianni vuole proteggere Wendy in questo esperimento pericoloso e cerca di provare che niente di ciò sia vero. In calce al promemoria Walt scrisse: “Bene”.

Nel film vediamo per la prima volta l'Isola Che Non C'è al loro arrivo.

7) In una versione precedente, la vediamo prima del loro arrivo, nella sequenza “IL CIRCOLO VIZIOSO”. Mostrava i Bimbi Sperduti, i Pellerossa e i Pirati che si inseguivano intorno all'Isola.

8) Per un certo periodo Walt aveva previsto che Wendy portasse con sé il suo libro su Peter Pan.

Nelle parole dell'autore: << Wendy tiene stretto il libro mentre Peter li espone al rischio della cattura, provocando i Pirati che li attaccano senza esitazioni. Nel fuggire a Wendy casca il libro dalle mani che viene immediatamente raccolto da Spugna. Sulla nave, i Pirati scoprono l'immagine di Capitan Uncino nel libro e ne sono molto divertiti.
Spugna dà un'occhiata al libro e legge: “Il nascondiglio segreto di Peter Pan si trova...” è interrotto da Capitan Uncino che gli grida: “Fammi vedere!”. Spugna strappa la pagina del libro e la porge al capitano. Una folata di vento solleva la pagina risucchiandola verso l'oblò. Ne segue una fuga comica che si conclude con la pagina che finisce in acqua. Il coccodrillo addenta il foglio, lasciandone solo i margini.>>

9) Walt e la sua équipe cercarono di inserire la scena del cibo immaginario.

Peter porta Wendy e i fratelli al suo nascondiglio dove gli viene offerta una cena immaginaria.

Sono seduti intorno a un tavolo. Peter taglia un tacchino immaginario. I Bimbi Sperduti mangiano cibo immaginario con effetti sonori.

“Peccato che abbiate bisogno di cibo vero. È più divertente immaginario!” disse Peter.
La cena immaginaria è seguita da una vera cena servita dalle fatine.

Idea bella e originale ma venne tagliata.

10) Uno dei primi trattamenti del 1939 conteneva una sequenza dell'opera teatrale di Barrie in cui Peter Pan salvava Giglio Tigrato rapita da Capitan Uncino.

Ma a differenza della versione finale del film, Peter e gli altri scoprono il tesoro dei Pirati nella Roccia del Teschio.

11) Una versione successiva dello storyboard li vede esplorare la Roccia del Teschio e incappare nelle trappole dei Pirati a guardia del tesoro.

Giglio Tigrato dava un bacio Pellerossa a Peter Pan che lo chiamava, con il termine pellerossa, ditale.

12) Nel film Trilli viene cacciata Perché ha messo in pericolo Wendy al suo arrivo.

Nelle prime versioni della storia Trilli veniva umiliata al punto da spingerla a rivelare il nascondiglio di Peter.

Una versione inizia con Spugna che racconta a Capitan Uncino dei problemi tra Peter Pan e Trilli. Questa versione è più dettagliata e Spugna informa il capitano che Peter ha organizzato una festa per Wendy.

Alla festa Wendy va a trovare Trilli che tiene il muso in camera sua. Cercando di sollevarle il morale Wendy toglie dal dito il suo anello e lo mette in testa a Trilli; come se fosse una corona ricendole che sarà la reginetta della festa.

Ma quando Trilli arriva, Peter Pan proclama Wendy regina della festa.

13) Nel film gli uomini di Capitan uncino catturano Trilli e la portano alla nave, dove il capitano, toccando i suoi punti deboli, la convince a rivelare il nascondiglio di Peter Pan.

Ma in una versione del 1941 Trilli è così arrabbiata con Peter e Wendy che ci va di sua spontanea volontà dai Pirati.

14) Nel film Wendy canta ai Bimbi Sperduti una canzone sulle madri che li rende tristi. Persino i Pirati, giunti al nascondiglio, si commuovono.

Qualche anno prima Walt Disney e la sua équipe provarono una versione in cui i Bimbi Sperduti tornavano a casa con Wendy. Peter Pan spiegava loro che una volta cresciuti non sarebbero più potuti tornare. Wendy accusa Peter di essere un egoista molto schiettamente.

15) In un'altra versione quando i Bimbi Sperduti sentono la mancanza della mamma, Peter racconta la storia di sua madre e di come fosse volato dalla finestra.
Al suo ritorno aveva trovato la finestra chiusa e un altro bimbo al suo posto.

16) In alcune versioni precedenti come nell'opera di Barrie, i Pellerossa fanno la pace con Peter che ha salvato Giglio Tigrato e promettono di fare la guardia al nascondiglio di Peter.
I Pellerossa difendono il nascondiglio dall'attacco dei Pirati.

17) Nel film Capitan Uncino lascia un pacchetto a Peter Pan, una bomba camuffata da regalo lasciato da Wendy.

Ma nella versione originale Walt Disney prende spunto da Barrie: sapendo che Wendy, nelle sue funzioni di madre per i Bimbi Sperduti, dà loro la medicina prima di metterli a letto, Capitan Uncino avvelena la dose per Peter Pan.

Trilli cerca di avvertirlo ma lui non le crede, così lei beve la medicina prima che Peter possa farlo. Trilli era avvelenata e Peter la supplica di non morire dicendole quanto sia importante per lui e come nel testo di Barrie chiede al pubblico, se creda in ciò che Trilli rappresenta, di applaudire per lei per mantenerla in vita.

Dopo molte discussioni, Walt decise che chiedere al pubblico di applaudire, cosa che funziona bene in teatro, sarebbe stato impossibile da fare al cinema.

18) Il duello tra Peter Pan e Capitan Uncino ha sempre fatto parte della storia.

Attraverso lo storyboard cercarono di creare gag specifiche all'interno della scena del duello, inclusa una sequenza che mostrava Trilli e i folletti unirsi alla lotta volgendo la situazione a loro favore.

Persino il finale passò attraverso fasi diverse, finchè Disney non si dimostrò contento della risoluzione della storia.

19) In una versione Peter Pan dà ai Bimbi Sperduti la chance di tornare a casa.

20) In un'altra Nana è l'unica a vedere la nave allontanarsi.

Ma alla fine Peter Pan riporta Wendy e i suoi fratelli a casa e ritorna all'Isola Che Non C'è con i Darling che li vedono dalla finestra.

WHY I MADE PETER PAN
LA PAROLA A WALT: “PERCHE ' HO CREATO PETER PAN”

Per creare il dvd in edizione limitata di Peter Pan, RON CLEMENTS e JOHN MUSKER Animators - Directors Walt Disney Feature Animation hanno trovato negli archivi un articolo scritto da Walt Disney intitolato “Why I Made Peter Pan” (Perché ho creato Peter Pan).

Apparve nell'aprile del 1953, un paio di mesi dopo l'uscita del film, in una rivista chiamata Brief che ora non esiste più.

In quell'articolo Walt Disney spiega il significato di questa storia per lui. È stata una rara opportunità per gli animatori Disney scoprirlo con le parole di Walt.

<< Sono sempre stato affascinato dal mondo dell'animazione fin da piccolo.

Ebbe tutto inizio quando ero bambino. Ogni sera, dopo cena, mia nonna prendeva i volumi delle favole dei Fratelli Grimm e di Hans Christian Andersen. Ci riunivamo attorno a lei per ascoltare quelle storie che conoscevamo bene, e che avremmo potuto ripetere parola per parola. Tra tutti i personaggi delle fiabe, quello che amavo di più era Biancaneve.

Per il mio primo lungometraggio d'animazione, avrei fatto, inevitabilmente di lei, l'eroina.

Oltre a Biancaneve amavo particolarmente Peter Pan. Lo scoprii in modo ancora più eccitante.
Vivevamo in una fattoria e un giorno mentre andavo a scuola, vedemmo dei manifesti intriganti. Una compagnia teatrale itinerante avrebbe visitato Marceline per presentare l'opera Peter Pan con Maude Adams. Dovemmo svuotare due salvadanai per acquistare i biglietti, ma a me e mio fratello Roy non ci importava. Per due ore fummo trasportati all'Isola Che Non C'è con Peter Pan e i suoi amici.

Conservai molte immagini di quello spettacolo ma la più emozionante, era la visione di Peter Pan che volava.

Poco dopo Peter Pan venne scelto per la rappresentazione scolastica e a me fu per messo di interpretare Peter. Nessun attore si identificò meglio di me nel ruolo che stava interpretando. Ero più realistico di Maude Adams almeno in un particolare: volavo davvero per aria. Roy usò un sistema di cavi per farmi volare. I cavi si spezzarono e volai direttamente in mezzo al pubblico.

All'inizio della mia carriera, Peter Pan era una dei primi soggetti che volevo realizzare. Ci volle molto tempo però Perché iniziassimo a lavorare alla storia. Innanzitutto ero restio ad iniziare finché non avessi potuto rendere giustizia ad una fiaba così popolare.

Le tecniche di animazione si stavano affinando ma non erano abbastanza sofisticate per raccontare la storia di Peter Pan così come la volevo io.

Iniziammo la produzione solo nel 1947. Quando ci sedemmo a tavolino trovammo difronte a noi un dilemma. Peter Pan era un'opera totalmente fantastica, non si può costruire la magia dal nulla.

Dovemmo creare un mondo immaginario in modo che i milioni di amanti dell'opera teatrale di Barrie rappresentata per la prima volta nel 1904, avrebbero riconosciuto e approvato la nostra interpretazione.

Trovammo la chiave del nostro approccio nelle parole dello stesso Barrie: “Niente d'importante accade dopo aver raggiunto l'età di 12 anni”.
Aveva anche questo sentito desiderio: “Se solo potessimo rimanere bambini per tutta la vita”.
In queste due frasi c'era il segreto che l'autore aveva capito: la realizzazione che nessuna esperienza delle nostre vite può pareggiare quella di un bambino, a cui ogni cosa nel mondo appare nuova, luminosa e piena di meraviglie.

Ciò che Barrie sperava di realizzare e che dovremmo fare adattando il suo testo, fu di ricreare il mondo dei bambini ma che fosse un mondo in cui gli adulti avrebbero trovato il loro posto.

A dimostrazione di quanto fosse difficile creare questo mondo illusorio, abbiamo scoperto che lo stesso Barrie era un fascio di nervi alla storica prima della sua opera teatrale a Londra.
Aveva paura del pubblico, della piccionaia, gli spettatori incalliti nei posti economici. Non avrebbe dovuto preoccuparsi. Quando al pubblico venne posta la celeberrima domanda: “CREDETE NELLE FATINE?” risposero all'unisono “SI!”.
Peter Pan ebbe successo innanzitutto presso gli adulti, il pubblico sofisticato delle prime a teatro che tornò a rivedere l'opera.

Passarono diversi giorni prima che i bambini lo vedessero. Ma quando lo fecero se ne appropriarono. Da allora Peter Pan è diventata un'opera unica a teatro: un racconto di fate per bambini e adulti.

Le difficoltà nel ricreare il mondo di Barrie erano notevoli; ma erano anche stimolanti ed eccitanti. Gli appunti di scena di Barrie annotati duramente durante le prove, ci sono estremamente utili. I suoi concetti dei personaggi e le loro realizzazioni, le loro reazioni a eventi magici e strane circostanze ci fanno capire meglio cosa avesse in mente di quanto possano farlo lo stesso dialogo e la descrizione delle scene.

Il suo intento non era quello di limitare la portata della storia alle dimensioni del palcoscenico. Potevamo trovare l'Isola Che Non C'è dove volevamo. Il campo dei Pellerossa. La baia delle Sirene. I sentieri dei Bimbi Sperduti. Il golfo con la barca dei Pirati. La caverna dell'isola del Teschio.

Tutti i misteriosi luoghi della fantasia geografica di Barrie potevano essere rappresentati dalla nostra immaginazione. Non c'è nessun miracolo che la nostra mente non possa concepire o le tecniche di animazione non possano creare.

Non avevamo bisogno di cavi per far volare Peter e Wendy e i loro compagni d'avventura oltre i tetti delle case.

Potevamo staccare Peter dalla sua ombra fuggevole con la matita di un animatore.

Potevamo far brillare Trilli come una lucciola mentre saettava nello spazio e farla comunicare attraverso delle campanelle.

I nostri strumenti erano diversi da quelli che aveva a disposizione Barrie 50 anni prima.

Credo che per certi bersi ci siamo avvicinati di più al suo concetto originale di qualsiasi altra persona.

Ma sono lo stesso Peter, la stessa Isola Che Non C'è, la stessa Trilli e la stessa famiglia Darling che abbiamo sempre amato.>>

TINKERBELL : A FAIRY' S TALE
TRILLI : STORIA DI UNA FATINA

Ha una grande personalità ma è piccina. E con una manciata di polverina magica ti può far volare. Il suo nome è , ed è la fatina più dinamica e amata di tutte.

C'era una volta una bellissima fatina di nome Trilli.

È nata dall'immaginazione dello scrittore J. M. Barrie che le diede vita nella sua opera teatrale del 1904, Peter Pan.

La prima volta che Trilli apparve al mondo fu nell'anteprima dell'opera di Barrie.
Sul palcoscenico era solo un fascio di luce saettante. Comunicava attraverso il suono delle sue campanelle.
Visto che Peter era l'unico che potesse comprenderla, traduceva lui i suoni per i bambini.

Trilli fece la transazione dal palcoscenico allo schermo nel 1924 in un adattamento muto di Peter Pan.
Era la prima volta che Trilli appariva come un personaggio in carne e ossa.

Nel suo debutto cinematografico appare come una creatura luminosa ed eterea, una fatina libera e caparbia. La sua interpretazione era accattivante e magica.

Jerry Beck (animation historian)
<< La Trilli del film muto è una fatina stravagante. Ha un lungo abito svolazzante. Ha una corona in testa. E i capelli sciolti. È chiaramente una fatina magica.>>

La seconda volta che Trilli apparve sul grande schermo fu negli anni '50 quando Walt Disney iniziò a lavorare al suo film d'animazione, Peter Pan.
A Marc Davis, uno degli animatori di maggior talento della Disney spettò il compito di dare vita e forma a questa fatina imprevedibile.

Marc Davis (original Tinkerbell animator)
<< Mi venne chiesto di visualizzare Trilli. Sapevamo che doveva essere un vero personaggio, e non semplicemente un fascio di luce. Non parla. È un personaggio da pantomima, cosa di per sé molto interessante. Non parla, ma sai cosa sta pensando.>>

Difronte a questa sfida gli animatori sentirono di aver bisogno d i una modella per dare corpo a Trilli.

C'è chi disse che era ispirata a Marilyn Monroe, ma Marilyn Monroe non era ancora famosa all'epoca in cui la Disney produsse Peter Pan.

La vera ispirazione per gli animatori fu l'attrice Margaret Kerry.

Margaret Kerry (model for Tinkerbell)
<< E' come un sogno per me poter dire: “Sì, sono io la modella di Trilli!”.

Quando arrivavo trovavo Marc e Gerry Geronimi accanto alla cinepresa. Mi mostravano lo storyboard che avevano preparato, cosa avevano in mente e mi dicevano cosa volevano che facessi. Segnavano lo spazio nel quale volevano che lavorassi.

Dietro di me c'era questo grosso cyclorama blu e nient'altro in genere sul set.
Talvolta c'era un oggetto di scena. È da lì che nasce la pantomima. Perché devi capire dove stanno le cose e tornare nelle posizioni indicate.

Mi spiegavano cosa volevano che facessi. Poi diventavo Trilli davanti alla cinepresa.>>

Distribuito nel 1953 il Peter Pan di Walt Disney riscosse un grande successo.

La forte personalità e l'indipendenza di Trilli fecero di lei un personaggio molto amato dai ragazzi di tutte le età. Trilli è una star.

Don Hahn (execo VP, creative development producer Walt Disney feature animation)
<< Trilli ha un grande senso dell'umorismo. C'è un senso di beffarda comprensione. Sembra un personaggio innocente ma non lo è. E di sicuro, se eri un bambino dell'epoca, ti sarebbe piaciuta Trilli perché era graziosa. >>

Una delle cose che bisogna sapere delle fatine è che sono animate dalle loro emozioni. Persino Trilli può avere un temperamento focoso.

Paula Sigman (Disney historian)
<< Trilli esprime le sue emozioni. Non le nasconde, non si comporta in modo sofisticato, non le viene in mente di fare le cose in modo discreto e riservato. Ciò che pensa è sempre evidente.
Trilli vive nel momento. >>

Poiché le fatine sono così piccole e sempre in movimento, hanno, sfortunatamente , spazio per un solo sentimento alla volta. L'unica emozione che Trilli non riesce a controllare è il suo amore per Peter Pan.

Paula Sigman (Disney historian)
<< Peter la dava per scontata, lei era pesante, era fastidiosa, era divertente quando aveva bisogno di lei, ma Peter pensava solo a sé. >>

Trilli viene dall'Isola Che Non C'è, un posto dove non ci sono regole. È emancipata, una fatina all'avanguardia.

Margaret Kerry (model for Tinkerbell)
<< E' la donna di oggi. Senza alcun dubbio. Le donne possono fare tutto. Proverò questo è farò quello che voglio. Nessuno le ha detto che non è così che si comportano le signore. >>

Jerry Beck (animation historian)
<< Trilli rappresenta una femminista, una donna estremamente intelligente... >>

Trilli ha tutto ciò che desidera. È una fatina moderna che decide per sé e vive la vita senza remore.
Le qualità magiche di Trilli e il suo fascino universale fecero di lei la scelta ideale come ambasciatrice della Walt Disney . Perché è una fatina... può essere ovunque in qualsiasi momento.


Bill Cotter (author e historian)
<< Trilli era il personaggio ideale per aprire il programma televisivo. Ed era l'ideale punto di raccordo. Era anche perfetta a Disneyland, quando volava sopra al castello annunciando i fuochi d'artificio.>>

Don Hahn (execoVP, creative development producer, Walt Disney feature animation)
<< Era la custode che apriva i cancelli e diceva: “Ecco il mondo meraviglioso di Disney” >>

Persino ora continua l'influenza di Trilli. Il personaggio di Ariel ne La Sirenetta è ispirato alla libertà di pensiero di Trilli.

Trilli era lo spirito indipendente antesignano di tutta una nuova generazione di eroine nei film della Disney.

E per via della popolarità di Trilli non deve sorprendere se presto sarò la protagonista di un film tutto suo.

Don Hahn (execoVP, creative developement producer, Walt Disney feature animation)
<< Trilli per me è....magica. È un personaggio fantastico. Ed è molto bella. >>

Paula Sigman (Disney historian)
<< Trilli ha sempre rappresentato per me la magia della Disney.>>

Jerry Beck (animation historian)
<< Trilli non solo incarna la magia della Disney, ma il nuovo potere delle donne.>>

Margaret Kerry (model for Tinkerbell)
<< Rimane adorabile come lo è sempre stata. Ha quel senso di libertà e di avventura che la gente cerca. >>

Marc Davis (original Tinkerbell animator)
<< E' un personaggio da pantomima. Non parla ma sai perfettamente cosa pensa. È meravigliosa, anche per le sue campanelle. >>


Trilli è un personaggio immortale, l'essenza di tutto ciò che è possibile quando una fatina rispetta ciò che è.

E, alla fine, Trilli vive sempre felice e contenta e continuerà a invitare i bambini di tutte le età a visitare un mondo magico.

Trilli porta con sé la magia dell'Isola Che Non C'è.

Quando siamo con Trilli non dobbiamo crescere mai.

SAVIANO _ CHE TEMPO CHE FA


Da un'intervista al pentito Carmine Schiavone:

  • E per le persone di cui ha ordinato la morte, non prova rimorso?
  • Vede, fin quando ci sono stato io non c'erano vittime innocenti, erano tutti delinquenti anche se avevano la fedina penale pulita, eravamo in guerra.
  • Ma secondo lei, Perché ad agosto a Castel Volturno la camorra ha ammazzato sei immigrati?
  • Non è la prima strage, ce ne fu un'altra nel 1990 a Pescopagano Perché gli stranieri non volevano pagare la tangente sullo spaccio di droga, qui è avvenuto lo stesso e ne ammazzeranno altri, stanno aspettando che si calmino le acqua come per Saviano.
  • Si spieghi. Sa che lo uccideranno?
  • Senta, nel 1993 quando mi sono pentito, lui era molto giovane, io lo ringrazio per aver scritto Gomorra Perché ha svegliato delle coscienze, però parecchi di quelli che parlano esaltando il loro lavoro e il suo lavoro fanno solo bla bla bla. Non vorrebbero elogiarlo ma sono costretti dal rumore mediatico. Per come conosco la mentalità dei clan, Saviano tenteranno di farlo fuori quando sarà finito nel dimenticatoio. Ma oggi, ucciderlo, per loro sarebbe farlo santo, mica sono scemi, succederebbe l'ira di Dio. I camorristi sanno che il più grande dolore e la più grande meraviglia durano 8 giorni. Quando si tornerà alla normalità si farà di nuovo guerra
Queste parole pubblicate da il tempo del 14.01.2009 sono di Carmine Schiavone pentito della camorra intervistato dai giornalisti Fabio Lichio e Dario Martini sostanzialmente significano che per farla pagare a Roberto Saviano la camorra aspetterà che la meraviglia sia passata.

Questa sera mi va di parlare di quello che accade nella mia terra, l'ho fatto spesso, e mi va di farlo attraverso l'informazione quotidiana, quindi quello che viene riportato ogni giorno sui giornali locali. La cosa che sicuramente vi creerà una sorta di sensazione strana è che spesso i giornali che mostrerò, le cose che sono scritte, sarà difficilissimo comprenderle a meno che non siete della mia terra, ma se siete friulani, lombardi, romani, sardi, toscani sarà complicatissimo comprendere quello che sto per mostrarvi. Mi piace iniziare da come in qualche modo i quotidiani e il vivere quotidiano comunica quello che sta succedendo, nessuno di questi giornali vi riporterà il nome di un boss o di una persona con il nome e cognome, ma sempre e soltanto col soprannome.
Per esempio “Bin Laden e 'O sceriffo controllavano gli affari” adesso, Bin Laden non è Osama Bin Laden, Bin Laden è Pasquale Zagaria boss di Casapesenna che ha fatto degli affari enormi a Parma e che è chiamato Bin Laden Perché era un'introvabile, come Osama Bin Laden tanto è che poi si è costituito lui per suo interesse alla magistratura. È un titolo che in qualche modo sta già parlando alla gente che conosce 'O sceriffo è Michele Fontana ha un aspetto così un po' da texano, molti di loro sono bufalari vestono sempre un po' in maniera country, diciamo così, e quindi 'O sceriffo. Tanti possono chiamarsi Francesco Schiavone, Carmine Alfieri, Michele Fontana ma solo uno risponde al termine Sandokan, 'O 'ntufato o 'O sceriffo. I soprannomi sono come le stigmate per un santo, come il mantello per un supereroe qualcosa che ti rende diverso e più degli altri.
Il prossimo titolo : “In cella cugino del defunto formaggino” ci sono perfino soprannomi ridicoli che ti vengono affibbiati quando sei piccolo quando sei ragazzino magari. E il prossimo ancora “Arrestato 'o cappotto”, ditemi se vi è facile comprendere un titolo così, è impossibile a meno che tu non sappia chi è 'o cappotto, che storia ha, che territorio è, se qui ci fosse scritto il suo nome, nessuno capirebbe, neanche chi è del suo paese, ma arrestato 'o cappotto, ah sì allora è lui! Questo è un titolo della CRONACA DI NAPOLI. Il prossimo per esempio : “Delitto Iovine, 'O lupo e Nasone in tribunale” ancora una volta soprannomi, ancora una volta termini che vanno a generare una specie di intimità tra chi sta leggendo e chi fa il titolo. E ancora: “Carcere duro per Peppe 'o Padrino” qui il termine già rende di più Perché Padrino è un termine che già fa pensare al mondo della mafia e il titolo successivo, quasi illeggibile: “Bliz dell'Arma da 'O mussuto dopo l'agguato a 'U urpacchiello, in ballo il business del caffè” e ancora una volta troviamo dei soprannomi che vanno a identificare un clan, un gruppo di potere, un modo di relazionarsi. Ancora avanti, quando ci sono delle condanne, questo mi ha sempre molto colpito durante i processi, i giornali pubblicano subito dopo i nomi e i cognomi dei condannati e anche questi non direbbero nulla alla gente, e allora gli mettono i soprannomi. Dietro questi soprannomi, dietro a questi titoli che vanno a raccontare tutti i giorni quello che succede nella mia terra c'è qualcosa di ferocissimo c'è qualcosa che ha a che fare con una guerra che ogni tanto ci raggiunge e soltanto quando si sparge molto sangue e ci sono grandi tragedie, mediamente si ammazza uno, due uomini di camorra al giorno, tre persone al giorno spesso vengono ammazzate e la cronaca nazionale ignora. Il modo con cui si trattano questi argomenti spesso resta lì, fermo, immobile lasciato a pochi cronisti coraggiosi e ad altri che riportano semplicemente la notizia. Tutto questo spesso vive in un silenzio spesso colpevole Perché non permette al paese di capire cosa sta succedendo, come si stanno muovendo i capitali e le vite delle persone. Andando avanti sempre con questi quotidiani cercherò di dimostrare il linguaggio che spesso passa attraverso la comunicazione quotidiana. Si sta parlando in questi mesi sempre di stupro, ma se ci fate caso non c'è mai stato un riferimento a se le donne stuprate erano fidanzate, sposate o altro: “Stupra donna sposata”, ma che c'entra sposata? Perché? Perché stupra donna sposata? Perché molto probabilmente il meccanismo che è innescato, quell'intimità che nasce tra territorio e informazione quotidiana, questo è un titolo del CORRIERE DI CASERTA, fa pensare che tutto sommato la cosa grave è che la donna sia sposata, non fosse stata sposata, tutto sommato si poteva far passare come un gesto di forza per conquistare una donna, questa è una cosa gravissima, invece qui proprio lo si sottolinea: stupra donna sposata. Tutto ciò che è dietro questo titolo è quel mondo lì, donna sposata, donna di qualcun altro, ecco Perché era importante segnalarlo. Il titolo successivo mi ha molto spaventato: “Giustiziato sindacalista” assassinato? Ucciso? Come giustiziato? Giustiziato significa che si è fatta giustizia e soprattutto significa che qui si da per scontato che c'è un potere che può decidere di fare giustizia e questo potere non è, o non è formalmente, lo stato. Giustiziato sindacalista Perché ha sbagliato, quindi giustiziato. Giustiziato, è una parola difficile da trovare nella cronaca quotidiana degli altri giornali italiani e europei. Questo linguaggio può essere rude ma anche molto comico, come con i soprannomi. Se si fa caso a questo prossimo titolo ci si accorge che viene utilizzato un linguaggio quasi da bambino, è un titolo il prossimo che sembra quasi dettato da un bambino: “Lo zio faceva cose sporche” tutto questo genera una sensazione strana. Io sono cresciuto in una terra raccontata così, raccontata al ritmo di questi titoli. La cosa è strana Perché è come se tu ti abituassi a queste parole, è come se le parole in genere potessero anche condizionare la lettura dei fatti, a seconda di come viene data un'informazione o di come viene percepita dal territorio, tu ti fai un'idea, una costruzione della tua terra. Questi titoli, questo tipo di informazione fanno costruire un mondo molto strano che non è un mondo a parte, è il mondo degli affari, dei massacri, è il mondo che investe a Milano, Parma, Barcellona, Berlino ma che ha la sua radice lì, che racconta e viene raccontato con queste parole. Il prossimo titolo fa spavento: “Pirolo, la corte assolve l'Infame”. Pirolo collaboratore di giustizia viene assolto per un reato e il titolo è :Pirolo, la corte assolve l'infame. Come vengono chiamati i collaboratori di giustizia nei territori di mafia? Infami. E quindi come definirlo. Si poteva scrivere semplicemente o si poteva dire “assolto” no, assolto l'infame Perché la grammatica è questa, chi parla è un'infame.
C'era un imprenditore che si chiamava Dante Passarelli ha una storia complicata, quella di un uomo che inizia la sua attività di salumiere nell'agro aversano, cerca di farsi grosso come imprenditore ma trova come partner, secondo ciò che dichiara la procura antimafia, Francesco Sandokan Schiavone, boss del clan dei casalesi. A Dante Passarelli, sempre per quanto dimostrano le indagini, arriva una quantità enorme di denaro che lui reinveste ed è bravo Perché riesce a conquistare con lo strumento economico finanziario, il più grande zuccherificio del mediterraneo l'IPAM, negli anni passati è stato suo, quindi del clan. Succede poi qualcosa, come nella vita degli imprenditori, degli imprenditori che decidono di legarsi alle organizzazioni criminali, e quasi sempre le organizzazioni criminali prescelgono imprenditori capaci di fare affari, di essere smaliziati, di vedere in ogni spazio un ambito per il business, una cava dismessa diventa uno spazio per la spazzatura, una terra incolta diventa allevamento di bufale, un nuovo stile, magari visto a Parigi, di una nuova costruzione, o intuito in una passeggiata iberica, immediatamente viene imposto ai geometri e agli architetti con cui lavorano per creare nuovo appetito imprenditoriale. Dei titoli sono proprio su di lui: “Sigilli all'impero di Passarelli”, succede che come spesso accade agli imprenditori di mafia lui viene accusato di riciclare denaro, di essere un imprenditore del clan e sigillano il suo impero. Lo fermano, case, palazzi, ville, squadre di calcio, bufale, yacht, macchine, imprese, zuccherifici, trasporti, tutto fermo tutto viene congelato. La notizia fa scalpore. “sequestrato il nuovo tesoro di Passarelli” Perché lui ne aveva uno passato e uno nuovo che la procura antimafia di Napoli riesce a scoprire o quanto meno crede di averlo scoperto e congela anche questo. Cosa succede dopo una cosa del genere? Passarelli muore. Come tornato i beni in possesso degli eredi o di altri quando viene congelata una persona. Con la morte della persona. La forza delle organizzazioni criminali è proprio questa: SIGILLI, SEQUESTRATO il nuovo impero; MORTE. Non permettono gli errore, non è possibile per un imprenditore del clan sbagliare e non pagare. Chi sbaglia paga, sempre, i migliori vanno avanti e non esistono né raccomandazioni né protezioni nulla. Business business business. Sei inciampato? Ti hanno sequestrato i beni? Muori. “E' morto Dante Passarelli. Si trovava sul terrazzo di casa.” e qui è strano Perché cade dal terrazzo. Nel territorio qualcuno diceva, è caduto, invece le voci iniziano a girare e parlano già di omicidio e qui è molto strano: “Passarelli ucciso. È giallo sul caso. Il magistrato attendo i risultati dell'esame autoptico” cioè il magistrato ancora non ha visto il corpo, ancora non sa cosa è successo, ma nel titolo già dicono che è stato ucciso.
So che è complicato raccontare tutto questo, e per me è sempre stato difficile parlo Perché ho sempre avuto l'impressione che la maggior parte del paese non avesse neanche voluto sentirle queste storie e che tutto sommato sono storie di meridionali, di paesi sperduti con i loro problemi e che queste sono storie di gang che si sparano tra di loro che ci sono state, ci sono e sempre ci saranno e che in fondo non sono poi così gravi. Io ho tentato non so se ci sono riuscito, di raccontare queste storie come le storie di tutti come le storie del paese Perché in queste terre c'è il cuore pulsante dell'economia del nostro paese.
Io vorrei sapere se solo una di queste notizie vi ha sfiorato il timpano, vi è passata: sono cronache di guerra ogni giorno. Di guerra vera, di guerra di sangue, di intimidazione quotidiana, di battaglia quotidiana e che arriva alle cronache nazionali solo in cronaca nera, nelle brevissime, e solo gli addetti ai lavori conservano queste informazioni, cercano di tenerle vive ma poi passano. Mi sono spesso chiesto se era colpa anche di chi dava queste notizie, se la colpa è di questo tipo di linguaggio, se la cronaca locale non abbia anestetizzato tutto e tutti noi così spesso mi sono trovato a mostrare le foto, non solo questi titoli ma foto parecchio dure che però vale la pena di vedere Perché sono una parte, un frammento di questo paese. Le foto di cui parlo sono foto di funerali. Le prime sono le foto dei funerali di due ragazzini, Emanuele e Ciro. Due bare bianche 15 e 17 anni. Caivano Emanuele muore Perché faceva rapine con un gruppo di persone. Rapine, sempre la stessa rapina,alle stesse persone, sempre allo stesso posto, neanche i rapinatori sapevano fare. Rapinavano le coppiette in una piazzola di sosta il sabato sera. Una coppietta li denuncia, una pattuglia si apposta, arrivano Emanuele tira fuori la pistola giocattolo, ma chi gli era contro non sapeva che era giocattolo e lo ammazza. Al suo funerale tutti ragazzini sulle motociclette. Motociclette che spesso vengono regalate Perché i ragazzi di questa zona spesso la camorra neanche li vuole, ne ha fin troppi e gli fanno fare i pusher, cioè portano l'hashish a Roma portano la coca in giro e in cambio una motocicletta. Tutti gli occhi sono rivolti a quella bara e quando uscì dalla chiesa le motociclette acceleravano per accompagnarlo nell'ultimo viaggio. Il prete che celebrò il funerale disse apertamente, Emanuele non era un'eroe, sapeva benissimo a cosa andava incontro ma 15 anni è un'età che non bussa alle coscienze con le nocche, ma con le unghie.
Ciro 17 anni è caduto da un'impalcatura sempre nella stessa zona di Emanuele.
Perché in questa terra sia che tu faccia una scelta assurda come quella di Emanuele sia che un ragazzo si è svegliato alle 5 di mattina per andare a lavorare in un cantiere in nero spesso il destino è lo stesso. Io vengo dal sud Italia che fornisce gli operai edili che costruisce l'Italia. La camorra divora il loro lavoro. La camorra facendo vincere le imprese nelle gare dei sub appalti costringe a far sì che il lavoro si abbassi di qualità e quando questo non accade lo rendono disumano. Fate caso quando muore qualcuno su un cantiere quasi sempre vi diranno che è morto il primo giorno di lavoro. Perché si muore, e il giorno stesso ti registrano. Muoiono tutti il primo giorno di lavoro, in realtà sono sempre in nero per avere il diritto ad essere assunti regolarmente bisogna morire.
Io ricordo anche Francesco Iacomino è uno dei tanti ragazzi morti sui cantieri, la cosa mi ha impressionato Perché guardando la cronaca locale. Questo ragazzo era caduto e si era spezzato caviglie e polsi ma era vivo, poteva essere salvato ma i suoi colleghi hanno avuto paura, l'hanno preso e l'hanno buttato per strada e la persona che poi è passata a raccoglierlo è arrivata troppo tardi, aveva 34 anni. Quando lavori sai che la persona che ti è affianco potrebbe anche essere il tuo carnefice Perché se ti succede qualcosa non certo si va a esporre per te, non certo va a far chiudere un cantiere per te, quelli sono soldi, lavoro, velocità di realizzazione.
Un ragazzo di Napoli con in mano un poker di volti, tutti morti e non uno che arriva a vent'anni. Sono foto di guerra. Mi sono spesso chiesto Perché l'informazione non arrivava a questi morti o Perché noi facciamo credere all'informazione che non ci interessano queste storie. Le vittime che siano camorristi o no sono soprattutto ragazzi. Se andate nei cimiteri delle mie parti ci sono delle zone che negli anni delle varie faide le bare vengono raccolte. Passi e trovi gli anni, tutti morti 20, 21, 22, 25, 27, 28, 30, 15, 18, 16 queste sono le età muoiono sempre nuove generazioni.
Si muore anche stando in strada, Annalisa Durante la ragazzina ammazzata per un proiettile vagante a Forcella. La mentalità è : è morta e allora? È normale, è sempre stato così è fisiologico, Perché dovrebbe farci scandalo.
Nel racconto di questa quotidianità spesso colpisce la banalità di questo male, il fatto che tutto è dato per scontato, l'arresto, la morte il fatto che questo potere decida del destino di tutti, che questo dannato sud l'unico destino è o emigrare o avere la fortuna di trovare qualcuno che ti aiuta politico che sia parente che ti assuma lì. È come se si spaccasse tra i rassegnati che restano e gli ambiziosi che vanno via. Una questione meridionale che non è stata ancora risolta. Abbiamo un'emigrazione interna enorme, milioni di persone in questi anni sono andate via dal sud Italia. Anche e soprattutto per il potere di questi gruppi che impediscono la felicità, Perché alla fine è quello. Fare il camorrista è uno schifo. Togliere la felicità significa questo, pensare già che non puoi fare nulla se non passo per questi poteri, non fare nulla significa che quando io avevo 16 anni a Castel Volturno c'era un'enorme pineta attraversata dal mare, una delle più belle pinete al mondo con una lunghissima spiaggia, dentro me dicevo, sarebbe bellissimo farsi il bagno lì, ma lì cos'è successo? Hanno distrutto la pineta costruito un intero villaggio abusivo avvelenato l'acqua e rubato la sabbia. La sabbia lì è preziosa, la sabbia fa il miglior cemento possibile, il cemento viene preso dalle imprese di mafia, vincono gli appalti del nord Italia Perché abbattono i costi rubando la sabbia. Hanno tolto così tanta sabbia che non è più il fiume che entra nel mare, ma il mare che entra nel fiume. La quotidianità poi diventa anche racconto: questo è un morto della faida di Scampia cosa notate di strano? Guardate dietro chi sta guardando in prima fila: bambini. A quell'uomo gli hanno sparato in testa, il sangue sta ancora colando e lì ci sono i bambini, è normale, è guerra, è un paese in guerra. Come si cresce così, che tipo di paese è un paese che permette questo?
E poi ci sono persino i boss che riescono a scrivere dal carcere: lettere, 41 bis è impossibile, non puoi comunicare con l'esterno, e invece no scrivi e ti pubblicano sui giornali locali e lo fa Sandokan.
Francesco Schiavone diventato famoso con questo nome Perché assomigliava al Sandokan della serie tv scrive e racconta le sue verità e dice anche come devono essere raccontate. Lettera pubblicata sulla GAZZETTA DI CASERTA il titolo dell'articolo era “Sandokan scrive e difende il boss Bidognetti” a un certo punto lui dice: a proposito signor direttore, la vita ti chiede sempre ciò che sei capace di affrontare, a questi così detti pentiti la vita gli ha chiesto di affrontare il fango come i porci, forse più in là scriveremo un libro verità insieme sempre se mi farete questo onore, ci divertiremo molto. E in tutta la lettera attacca i pentiti. La prima risposta che gli da il direttore a Sandokan è : signor Schiavone la ringrazio per la stima. Ora dopo lui continua nella lettera a dire che lui è un boss e cose varia, ma la prima riga Signor Schiavone la ringrazio per la stima al capo della più grande organizzazione criminale che esiste nel sud Italia. Mi sono sempre chiesto come questo tipo di comunicazione possano avvenire così tranquillamente senza che queste lettere, queste dichiarazioni, questi boss che parlano possano arrivare al paese senza che questo si indigni ma arrivano come se fosse un'informazione.
Così come il dolore delle persone ammazzate. Non è solo lo strazio, è qualcosa di più senti come una condanna e te lo fa sentire anche il fatto che nessun politico sia andato mai a un funerale di persone morte ammazzate da innocenti e nemmeno i giornali ne fanno i nomi Perché c'è sempre il sospetto, alcune voci locali che cercano di dire no, ma forse c'entra questi non sbagliano mai, aspetta ed è quell'aspetta ti fa fermare e cosa fa la stampa locale? Parla di questo dolore: I BOSS SOFFRONO PER IL RAPIMENTO DI TOMMY. Mentre lo stato non riesce a trovarlo i boss dicono ai rapitori lasciatelo stare che in carcere non vi succederà nulla, toccatelo e in carcere mi succederà l'inferno e questo messaggio va sui giornali non il dolore di gente che perde parenti innocenti per mano della camorra.
In realtà si impara col tempo quando si ha a che fare con una guerra tra bande a capire se la persona ammazzata era un camorrista o un innocente e lo si impara a capire dal comportamento della famiglia. I famigliari di un camorrista soffrono uguale agli altri ma quando arrivano sanno perfettamente quale è il loro codice di comportamento, cioè urlare sbracciarsi strapparsi i vestiti di dosso anche per dire a chi ha fatto quell'omicidio fermatevi qui avete toccato il fondo del dolore. Ma il dolore di chi muore innocente è tutta un'altra storia.
Rimbalza la riflessione politica, sono tutti collusi, è meglio non parlarne, è inutile parlarne. Nella campagna elettorale nessuno ha parlato di mafia Perché è un argomento perdente e rischioso.
La politica viene raccontata anche da quotidiani locali, con titoli come “Sandokan controlla quarantamila voti” anche se i titoli di occhiello e titoletto sono al passato. E poi c'è anche il racconto del quotidiano: “Sindaco morirai la camorra alza il tiro”: un titolo così racconta anche una politica diversa, una politica che rischia tutto anche Perché quei politici, quando non corrotti devono fronteggiare un potere criminale che ha il potere di uno stato, il PIL di uno stato, hanno un profitto pari ad uno stato questo per dire come nei casi rari che ci sono stati e ci sono in cui qualcuno che cerca di amministrare senza cedere al potere camorra, si distrugge la vita.
La politica è molto complicata in questo senso, ha a che fare con l'amministrazione e l'amministrazione spesso è nelle loro mani la cosa più grave che può fare la politica è il silenzio su queste vicende. Non è una questione di destra e di sinistra.
Quando mi è capitato di riflettere sul potere delle parole che è ovviamente un potere che va a trasformare le cose ho deciso di prendere come punto di riferimento una persona che in nome di questo lui ha perso la vita Don Peppe Diana.
Amico di don Peppe era un carabiniere di 20 anni Salvatore nuvoletta che fu ucciso Perché ci fu un arresto di un nipote di Sandokan Menelik durante una colluttazione un carabiniere saprò e uccise Menelik. Il clan dei casalesi chiese la testa di colui che lo uccise e la responsabilità va su Salvatore. Lui lo viene a sapere che danno la colpa a lui pur non essendo presente il giorno dell'arresto e della morte di Menelik. Ma nonostante tutto e anche i consigli di sua madre di andare via per un po' lui decide di compiere il suo lavoro, il carabiniere senza spostarsi dal paese. Mentre stava a Marano con un bimbo sulle sue ginocchia arriva il comando di camorra, codardi Perché sparano sempre a uomini disarmati. Lui si sente chiamare e quando ti senti chiamare in quel modo da quelle parti lo sai che è l'ultima cosa che sentirai allora lui sposta il bambino e lo uccido, lo massacrano. Ma Perché non si è mai sentito questo nome? È un carabiniere di 20 anni. non andare via sapendo che sei condannato solo Perché si è un carabiniere, è un gesto memorabile. Invece no Perché la camorra oltre ad uccidere con le pallottole, uccide con la diffamazione, distruggendo la tua immagine. Il suo cognome è uguale a quello di un clan di Marano i nuvoletta appunto. E via è partita la diffamazione e la stampa ha titubato, ma titubando un giorno poi il giorno dopo c'è un altro morto, un'altra storia e non si ha più tempo di raccontare quella del giorno prima.
Nel mentre la stampa locale : “Era l'orgoglio di zio Sandokan” non si parla di Menelik, ma di un altro nipote. Di questo parla la stampa locale.
Ho citato tutte persona che nessuno conosceva Emanuele, Salvatore, Ciro tutte storie del nostro paese che sono passate così e addirittura sono state distrutte, diffamate come quella di salvatore ma Perché? Perché una persona senza aver distrutta la propria immagine è una persona che arriva a tante persone. La morte di salvatore se fosse stata raccontata poteva immediatamente dare l'immagine di un paese in guerra dove ci si può in qualche modo opporre, invece è meglio diffamare, siamo tutti uguali, tutta mota tutto fango tutto schifo, nessuno di distingue e chi si distingue lo fa per interesse personale.
Un altro titolo: “Don Diana a letto con due donne”. Don Peppe quando è stato ammazzato aveva 35 anni, iniziarono a diffamarlo. C'è una frase che mi gira spesso in testa: Perché il male trionfi è importante che gli uomini di bene non facciano niente: quando succede che qualche uomo come don Peppe si distingue gli uomini del bene stanno male Perché comprendono che sono stati fermi e allora dicono che don Peppe non era affatto uno che si era mosso contro, era uno come loro che vive e fa come tutti, che è stato ammazzato quasi per caso e lo diffamano. Ma ecco un altro titolo: “Boss playboy, De Falco re degli sciupafemmine. Piacenti secondo in classifica sposato 5 volte. 'o lupo tra realtà e leggenda ha avuto 7 mogli e 12 figli” De Falco è colui che ha ordinato l'esecuzione di don Peppino diana e il titolo è sul fatto che lui è un grande amatore. Un modo per raccontare che i boss sono belli, sono fighi che hanno tante donne Perché sono boss, Perché alle donne piacciono gli uomini che rischiano e che sono capaci di fare grandi affari. E intitolano re degli sciupafemmine il mandante dell'omicidio di don Peppe. Don Peppe venne ucciso il giorno del suo onomastico, nella sua chiesa, lo chiamano Perché l'esecutore non vedendolo in abiti talari non riesce neanche a riconoscerlo. Don Peppe aveva scritto delle parole contro i clan, don Peppe era stato ucciso Perché una parte del clan i De Falco volevano dare un segno forte al clan che dominava, gli schiavone, noi non abbiamo paura di questo prete che non si può essere preti senza denunciare, noi abbiamo la forza e il coraggio di ammazzare questo prete che non vale niente e così dimostriamo a tutti gli altri clan che siamo migliori degli schiavone che invece hanno paura di ucciderlo. Lo ammazzano e c'è uno scandalo iniziale che subito viene affievolito, per anni non ci sono libri, non ci sono servizi su di lui, per anni questo ragazzo di 35 anni che viene ammazzato dalla camorra tutto sommato resta nei cuori di chi è lì delle persone che gli hanno voluto bene, dei giornalisti che l'hanno seguito lì, e guardate che tutto questo silenzio è generato da questo modo di pensare (il prossimo titolo) : “Don Peppe Diana era un camorrista”. Di fronte a questo titolo ho sempre provato paura. E così con la diffamazione hanno fatto tacere le voci su di lui. Don Peppe aveva scritto un documento insieme agli altri parroci di Casal di Principe dal titolo meraviglioso PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO' e questo documento lo condanna a morte Perché in questo documento lui scrive che non sarà più possibile essere prete senza raccontare, partecipare, distruggere il potere criminale. Hanno detto uccidendolo per la seconda volte che era un camorrista un uomo che pensava queste parole: “si muore per un si e per un no, si da la vita per un ordine e una scelta di qualcuno fate decenni di carcere per raggiungere un potere di morte, guadagnate montagne di denaro che investirete in case che non abiterete, investirete in banche dove non entrerete, in ristoranti che non gestirete, in aziende che non dirigerete. Comandate un potere di morte cercando di dominare una vita che consumate nascosti sotto terra circondati da guardaspalle. Uccidete e veniti uccisi, in una partita di scacchi dove il re non siete voi ma coloro che da voi prendono ricchezza facendovi mangiare l'uno con l'altro fin quando nessuno potrà fare scacco e ci sarà una sola pedina sulla scacchiera e non sarete voi. Quello che divorate qui lo sputate altrove, lontano, facendo come le uccelle che vomitano il cibo nella bocca dei loro pulcini, ma non sono pulcini quelli che imbeccate voi ma avvoltoi, e vuoi non siete uccelli ma bufali pronti a distruggersi, in un luogo dove sangue e potere sono i termini della vittoria. Insomma è giunto il tempo che smettiamo di essere una Gomorra.”