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martedì 27 marzo 2012

IL RITORNO DI LORENZO


è di nuovo qui la festa: ballate con me!

Esce il nuovo attesissimo album di Jovanotti, quello della maturità. Ed è una vera sorpresa: suoni dance e parole che arrivano dritte al cuore.

“Ho bisogno di un disco che mi piaccia tantissimo, di un disco che sia pronto a tutto Perché mi piace, che io sia pronto a difenderlo, che io abbia voglia di far ascoltare. Sono pronto ad un grande successo con un disco che mi piace e sono pronto anche a un grande rifiuto. Ma non sono pronto a un successo e nemmeno a un insuccesso che non mi convince fino in fondo.” Con queste parole Lorenzo Jovanotti racconta la genesi di “ORA”, il suo disco più rivoluzionario. Era il giugno dell'anno scorso. La dichiarazione è stata affidata alla meno rivoluzionaria di tutte le forme di comunicazione: un libro che raccoglie l'epistolario con il filosofo Franco Bolelli. S'intitola “VIVA TUTTO!” e tra le sue pagine non c'è solo la storia delle canzoni di ORA. C'è la storia di Lorenzo. Strano, il caso Jovanotti. Agli esordi, ai tempi di “Gimme five”, era troppo facile parlare male di lui. Così facile che in molti hanno smesso di farlo. Poi, negli anni '90, quando Lorenzo ha iniziato a fare sul serio, è diventato troppo facile parlare bene. Così facile che a un certo punto molti hanno smesso di farlo. Ora che ha 44 anni, si può parlare di Lorenzo dimenticando le etichette, pensando soltanto a quel che è: un artista vero, irrequieto, confusionario, bulimico e per questo modernissimo. Esplosivo e commovente anche quando è pieno di dubbi.

La crisi dei “maledetti 40 anni”

Come in quest'ultimo anno, quello della gestazione del nuovo album. Perché la famosa crisi dei 40, “dove la tendenza è proiettare tutto nei genitori che invecchiano e nei figli che crescono senza trovarsi” ha colpito un po' anche lui. “Io dove sono? Esisto in quanto padre di una bimba che sta diventando adolescente con tutto quello che comporta? In quanto figlio di una mamma che perde colpi e non vuole più sapere, pare, di trovare un motivo per stare al mondo?”.
I mesi della lavorazione del disco sono stati intensi. Teresa, la figlia di Lorenzo, ora è una ragazzina di 12 anni e sta diventando autonoma, come scrive lui. La mamma di Lorenzo non c'è più. Se l'è portata via un'emoraggia cerebrale, dopo mesi di ospedale. Lorenzo ha passato tanto tempo con lei tenendole la mano, leggendole giornali e salmi della Bibbia, facendosi travolgere dai ricordi. Scrivendo per lei le più belle pagine dell'epistolario. E dedicandole tutto il disco.
Ma nel frattempo ha anche girato gli Stati Uniti con il resto della famiglia, ha suonato a Central Park, a New York, di fronte a 8000 americani dapprima incuriositi e poi entusiasti. È andato in giro per l'Appennino con la sua moto fuoristrada insieme con Valentino Rossi. Ha partecipato a un laboratorio di musica d'Opera per 80 bambini. Si è perso con la mountain bike nei boschi della sua Toscana, registrando sul suo iPhone qualche appunto musicale “quando diventava un mantra sincronizzato alla pedalata”. Sorrisi, ricordi, lacrime, ansia, voglia di libertà. Esistono condizioni migliori per creare delle canzoni? “I dischi fanno venire i nodi al pettine, io di fronte a un disco devo spogliarmi e guardarmi dentro e vengono fuori tutti i blocchi che ho accumulato nel periodo precedente”.

Tutto e il contrario di tutto

Il lavoro sul disco è iniziato così, da un'intuizione coraggiosa: “In questo disco non devono esserci canzoni che ho già scritto in vecchi dischi, nel senso di percorsi già battuti”. Così Lorenzo si è chiuso nello studio di registrazione della sua casa di Cortona, vicino ad Arezzo, con gli amici di sempre (il fido bassista Saturnino in testa) lavorando come un matto, frugando tra i suoi tormenti, registrando ore e ore di musica fino a notte fonda, senza sapere quanto lontano avrebbe portato quella strada. Divertendosi a mescolare “tutti i colori possibili in quanto sound e anche a rime. Batterie elettroniche anni 80, percussioni varie, chitarre di plastica giapponesi e vecchie Fender con l'aria vissuta, microfoni da diecimila euro e da venti euro, analogico e digitale in convivenza amorosa e in gara tra loro a chi offre il meglio”. Quel che ne è venuto fuori è una strepitosa sintesi di tutto e del suo contrario. Una sintesi di Jovanotti, insomma. Un disco scintillante, ballabilissimo, perfetto per essere sparato in un club il venerdì sera o diffuso dagli altoparlanti di un centro commerciale un martedì qualunque. Il segreto di Lorenzo è anche quello di rivolgersi a nuovi collaboratori: “Credo che sia importante cercare di lavorare con i più bravi e che più si acquisisce esperienza, più bisogna andare a cercare gente nuova... è proprio quando uno è bravo che ha bisogno di una mano, che ha bisogno di cercare il confronto, di mettersi in pericolo. È una cosa che richiede sforzo Perché a nessuno, specialmente a una persona di successo, piace trovarsi di fronte ai propri limiti e preferisce crearsi una corte, ma guai. Guai!”.

Meno male che c'è Francesca.

La prima persona con cui Lorenzo si è messo in discussione è stata, come al solito, la moglie Francesca, spesso ammessa ad ascoltare le registrazioni della notte precedente prima di tutti gli altri. “La sua sensibilità è pazzesca sui pezzi, mi dice cose precisissime”. Forse è proprio l'amore, il fattore meno digitale al mondo, che ha fatto da detonatore a un album così esplosivo.

Un buon brano per rimorchiare.

Un giorno chiave per la realizzazione del disco è il 5 luglio, quello in cui nasce il singolo “Tutto l'amore che ho”, ormai da settimane il più programmato dalle radio. Anche in questo casa la descrizione di Lorenzo è illuminante: “Mi immagino il pezzo che parte in radio mentre uno è nel traffico in macchina che va al lavoro e il panorama dal finestrino si elettrifica e la giornata comincia bene. Mi immagino il pezzo con davanti una pista da ballo. È un buon pezzo anche per chi vuole rimorchiare in un club”.
Il resto è storia. Quel che c'è nel disco (15 canzoni nella versione standard, 25 in quella deluxe) lo si racconta successivamente. Per quanto si può: l'album è un uragano di suon, di idee, di colpi al cuore da incassare con il sorriso, muovendo il bacino. Lorenzo ha ragione: “La musica è per forza un'esplosione di un mondo sconosciuto, una cosa erotica, emozionale, fatta di riscatto, di goduria, di voglia di successo, di seduzione, di voglia di incidere sulla realtà, e bisogna essere prudenti ma sapere bene che ci si gioca tutto. Per questo io non credo nei talent show, dal punto di vista musicale. Un debuttante deve passare attraverso dei fallimenti, degli errori, degli aggiustamenti di rotta e questo non può avvenire in pubblico, Perché un fallimento di fronte a milioni di persone può trasformarti in una persona infelice per tutta la vita”. E invece il nuovo disco di Lorenzo è tutto il contrario di questo: una porta aperta sul mondo. Un invito alla felicità.

IN ORA OGNI BRANO E' UN MONDO A PARTE. C'E' QUELLO OSSESSIVO CHE INVITA A DANZARE TUTTA LA NOTTE, IL LENTO STRAPPACUORE, IL BRANO NAIF ALLA PAOLO CONTE. JOVANOTTI HA FATTO DI TESTA SUA, SENZA VOLER PIACERE A TUTTI: PER QUESTO PIACERA' A TUTTI...

MEGAMIX: il brano di apertura è tecno, con una base elettronica imponente e dalle percussioni detonanti. Come il testo, percorso da una domanda ossessiva: “E' questa la vita che sognavo da bambino?”.

TUTTO L'AMORE CHE HO: il successo del singolo parla da sé. Un brano scintillante come un pezzo dance anni 70, sinfonico e sintetico come una canzone dei Daft Punk. Se Bach fosse nato negli anni 90 e avesse frequentato i club, forse avrebbe scritto canzoni come questa...

LE TASCHE PIENE DI SASSI: primo cambio di registro. Una ballata solo piano e archi in cui è impossibile non leggere l'addio di Lorenzo a sua madre: “Mi hai lasciato da solo davanti a scuola / mi vien da piangere / arriva subito / mi riconosci ho le scarpe piene di passi / la faccia piena di schiaffi / il cuore pieno di battiti / e gli occhi pieni di te”. Eppure è un trionfo di serenità.

AMAMI: il ritmo si alza di nuovo in uno dei brani più eleganti del disco, sintesi perfetta tra dance e pop. Sensuale, ipnotico, morbido: impossibile restare fermi.

ORA: il ritmo si abbassa di nuovo in un rap che ricorda l'era d'oro del “trip hop”, la musica elettronica nata a Bristol alla fine degli anni 90. Ma quando arriva il ritornello si torna in Italia, dalle parti di Battiato. E la melodia s'incolla addosso.

IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DOPO IL BIG BANG: esplosiva, saltellante, divertentissima, prototipo di perfetta canzone pop. Cantata dal Lorenzo di oggi, colpisce ancora di più. Sembra un gioco, ma non lo è: forse è la miglior canzone d'amore deglil ultimi anni. “Il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi / io e te / io e te”.

L'ELEMENTO UMANO: “noi siamo l'elemento umano nella macchina / e siamo liberi sotto le nuvole”. Ballata sospesa, intensa e piena di speranza, con un finale alla Morricone. Bella anche la sambeggiante versione acustica nell'edizione deluxe.

LA BELLA VITA (LA BELLE VIE): cambia di nuovo tutto: armonie africane, ritmi calypso, strumenti etnici e suoni elettronici da vecchio videogioco Atari. Un “alleggerimento” in attesa della tempesta che sta arrivando...

BATTITI DI ALI DI FARFALLA: incursione nel campo dell'hip hop. Un rap classico alla Jovanotti, se non fosse per l'uso estroso dell'elettronica, tra campioni di vecchie suonerie (Nokia?), esplosioni di bassi acidi e potentissimi, chitarre funk. Partecipa Michael Franti, che già aveva affiancato Jovanotti in “Safari”, l'ultimo album uscito nel 2008.

IO DANZO: si torna nella dance per ballare su un tema di attualità: “Ci ascoltano al telefono / ci guardano i satelliti / ci tracciano nel traffico / controllano gli acquisti / ci rubano le password / ci frugano nel bancomat...eppure non mi sono mai sentito così libero / Perché io danzo / sulla frontiera”.

LA NOTTE DEI DESIDERI: altro possibile singolo: pop sopraffino, elettronica leggera, ritmi caraibici. Mette di buon umore.

QUANDO SARO' VECCHIO: questa poi: irrompe il ritmo ska che accompagna un brano tra Paolo Conte e Nicola Piovani. Divertente e sarcastico: per Jovanotti è un salto siderale. Dimostra che ormai può permettersi tutto. C'è il fischio di Alessandro Alessandroni, artista di tante colonne sonore di spaghetti western.

UN'ILLUSIONE: altra sorpresa: un tappeto elettronico e gli archi sostengono una lenta ballata d'amore alla Tecno. E lo spessore dell'interpretazione stupisce.

LA PORTA E' APERTA: non si può abbassare la guardia: qui si viene ricatapultati nella dance estrema, ai confini dell'industrial. Il testo però è troppo bello per abbandonarsi al ritmo: “La tristezza è un ricatto / è il delitto perfetto / che fa vittime più della peste / e non desta sospetto”.

ROSSO D'EMOZIONE: ancora elettronica, ma sempre diversa: ricorda certi esperimenti elettrofunk alla Hancock degli anni 80. un mantra dal quale è difficile liberarsi.

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