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venerdì 14 settembre 2012

Flatlandia - Edwin Abbott Abbott 1882

"Flatlandia" è stato pubblicato anonimo nel 1882. Abbott vuole spiegare la natura delle tre dimensioni che conosciamo, in modo da prepararci all'eventualità di una quarta dimensione, ancora sconosciuta. Così immagina un mondo a due dimensioni, Flatlandia, dove la terza dimensione è inconcepibile. Ma che cosa succede se un abitante di Flatlandia si rende conto che un'altra dimensione è, non solo concepibile, ma addirittura esistente? Al suo primo apparire, l'opera di Abbott non riscosse particolare attenzione. Ma è nel 1920, nel secolo di Einstein, che inizia ad attirare l'interesse di molti per l'evidente analogia con lo sforzo di comprensione che la teoria einsteiniana portava con sé. Come è noto, infatti, la teoria della relatività aggiunge una quarta dimensione, il tempo. Da allora questo libro è diventato un classico della letteratura, contaminata con la scienza.



RECENSIONE

Flatlandia è un mondo bidimensionale: è sviluppato su un piano e tutto si basa sul principio della linea, i suoi abitanti sono poligoni regolari (e l’irregolarità è punita o curata) organizzati in una scala gerarchica che prende in considerazione gli angoli. Con l’occhio del quadrato narratore, tu vedi le figure come se anche il tuo occhio stesse posizionato sul piano.

Poi arriva la sfera. La tridimensionalità si rivela al quadrato. Il quadrato è perplesso, ma alla fine, grazia all'aiuto della sfera comprende la propria bidimensionalità, lo spazio e i poligoni.
Un libro in cui il racconto si fonde con la matematica e viceversa che però cerca di far capire al lettore quanto la ristrettezza mentale non porti alla fine da nessuna parte. 

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