<3 GRAZIE A CHIUNQUE PASSA E LASCIA UN SEGNO DI SE' <3

lunedì 2 aprile 2012

SAVIANO _ CHE TEMPO CHE FA


Da un'intervista al pentito Carmine Schiavone:

  • E per le persone di cui ha ordinato la morte, non prova rimorso?
  • Vede, fin quando ci sono stato io non c'erano vittime innocenti, erano tutti delinquenti anche se avevano la fedina penale pulita, eravamo in guerra.
  • Ma secondo lei, Perché ad agosto a Castel Volturno la camorra ha ammazzato sei immigrati?
  • Non è la prima strage, ce ne fu un'altra nel 1990 a Pescopagano Perché gli stranieri non volevano pagare la tangente sullo spaccio di droga, qui è avvenuto lo stesso e ne ammazzeranno altri, stanno aspettando che si calmino le acqua come per Saviano.
  • Si spieghi. Sa che lo uccideranno?
  • Senta, nel 1993 quando mi sono pentito, lui era molto giovane, io lo ringrazio per aver scritto Gomorra Perché ha svegliato delle coscienze, però parecchi di quelli che parlano esaltando il loro lavoro e il suo lavoro fanno solo bla bla bla. Non vorrebbero elogiarlo ma sono costretti dal rumore mediatico. Per come conosco la mentalità dei clan, Saviano tenteranno di farlo fuori quando sarà finito nel dimenticatoio. Ma oggi, ucciderlo, per loro sarebbe farlo santo, mica sono scemi, succederebbe l'ira di Dio. I camorristi sanno che il più grande dolore e la più grande meraviglia durano 8 giorni. Quando si tornerà alla normalità si farà di nuovo guerra
Queste parole pubblicate da il tempo del 14.01.2009 sono di Carmine Schiavone pentito della camorra intervistato dai giornalisti Fabio Lichio e Dario Martini sostanzialmente significano che per farla pagare a Roberto Saviano la camorra aspetterà che la meraviglia sia passata.

Questa sera mi va di parlare di quello che accade nella mia terra, l'ho fatto spesso, e mi va di farlo attraverso l'informazione quotidiana, quindi quello che viene riportato ogni giorno sui giornali locali. La cosa che sicuramente vi creerà una sorta di sensazione strana è che spesso i giornali che mostrerò, le cose che sono scritte, sarà difficilissimo comprenderle a meno che non siete della mia terra, ma se siete friulani, lombardi, romani, sardi, toscani sarà complicatissimo comprendere quello che sto per mostrarvi. Mi piace iniziare da come in qualche modo i quotidiani e il vivere quotidiano comunica quello che sta succedendo, nessuno di questi giornali vi riporterà il nome di un boss o di una persona con il nome e cognome, ma sempre e soltanto col soprannome.
Per esempio “Bin Laden e 'O sceriffo controllavano gli affari” adesso, Bin Laden non è Osama Bin Laden, Bin Laden è Pasquale Zagaria boss di Casapesenna che ha fatto degli affari enormi a Parma e che è chiamato Bin Laden Perché era un'introvabile, come Osama Bin Laden tanto è che poi si è costituito lui per suo interesse alla magistratura. È un titolo che in qualche modo sta già parlando alla gente che conosce 'O sceriffo è Michele Fontana ha un aspetto così un po' da texano, molti di loro sono bufalari vestono sempre un po' in maniera country, diciamo così, e quindi 'O sceriffo. Tanti possono chiamarsi Francesco Schiavone, Carmine Alfieri, Michele Fontana ma solo uno risponde al termine Sandokan, 'O 'ntufato o 'O sceriffo. I soprannomi sono come le stigmate per un santo, come il mantello per un supereroe qualcosa che ti rende diverso e più degli altri.
Il prossimo titolo : “In cella cugino del defunto formaggino” ci sono perfino soprannomi ridicoli che ti vengono affibbiati quando sei piccolo quando sei ragazzino magari. E il prossimo ancora “Arrestato 'o cappotto”, ditemi se vi è facile comprendere un titolo così, è impossibile a meno che tu non sappia chi è 'o cappotto, che storia ha, che territorio è, se qui ci fosse scritto il suo nome, nessuno capirebbe, neanche chi è del suo paese, ma arrestato 'o cappotto, ah sì allora è lui! Questo è un titolo della CRONACA DI NAPOLI. Il prossimo per esempio : “Delitto Iovine, 'O lupo e Nasone in tribunale” ancora una volta soprannomi, ancora una volta termini che vanno a generare una specie di intimità tra chi sta leggendo e chi fa il titolo. E ancora: “Carcere duro per Peppe 'o Padrino” qui il termine già rende di più Perché Padrino è un termine che già fa pensare al mondo della mafia e il titolo successivo, quasi illeggibile: “Bliz dell'Arma da 'O mussuto dopo l'agguato a 'U urpacchiello, in ballo il business del caffè” e ancora una volta troviamo dei soprannomi che vanno a identificare un clan, un gruppo di potere, un modo di relazionarsi. Ancora avanti, quando ci sono delle condanne, questo mi ha sempre molto colpito durante i processi, i giornali pubblicano subito dopo i nomi e i cognomi dei condannati e anche questi non direbbero nulla alla gente, e allora gli mettono i soprannomi. Dietro questi soprannomi, dietro a questi titoli che vanno a raccontare tutti i giorni quello che succede nella mia terra c'è qualcosa di ferocissimo c'è qualcosa che ha a che fare con una guerra che ogni tanto ci raggiunge e soltanto quando si sparge molto sangue e ci sono grandi tragedie, mediamente si ammazza uno, due uomini di camorra al giorno, tre persone al giorno spesso vengono ammazzate e la cronaca nazionale ignora. Il modo con cui si trattano questi argomenti spesso resta lì, fermo, immobile lasciato a pochi cronisti coraggiosi e ad altri che riportano semplicemente la notizia. Tutto questo spesso vive in un silenzio spesso colpevole Perché non permette al paese di capire cosa sta succedendo, come si stanno muovendo i capitali e le vite delle persone. Andando avanti sempre con questi quotidiani cercherò di dimostrare il linguaggio che spesso passa attraverso la comunicazione quotidiana. Si sta parlando in questi mesi sempre di stupro, ma se ci fate caso non c'è mai stato un riferimento a se le donne stuprate erano fidanzate, sposate o altro: “Stupra donna sposata”, ma che c'entra sposata? Perché? Perché stupra donna sposata? Perché molto probabilmente il meccanismo che è innescato, quell'intimità che nasce tra territorio e informazione quotidiana, questo è un titolo del CORRIERE DI CASERTA, fa pensare che tutto sommato la cosa grave è che la donna sia sposata, non fosse stata sposata, tutto sommato si poteva far passare come un gesto di forza per conquistare una donna, questa è una cosa gravissima, invece qui proprio lo si sottolinea: stupra donna sposata. Tutto ciò che è dietro questo titolo è quel mondo lì, donna sposata, donna di qualcun altro, ecco Perché era importante segnalarlo. Il titolo successivo mi ha molto spaventato: “Giustiziato sindacalista” assassinato? Ucciso? Come giustiziato? Giustiziato significa che si è fatta giustizia e soprattutto significa che qui si da per scontato che c'è un potere che può decidere di fare giustizia e questo potere non è, o non è formalmente, lo stato. Giustiziato sindacalista Perché ha sbagliato, quindi giustiziato. Giustiziato, è una parola difficile da trovare nella cronaca quotidiana degli altri giornali italiani e europei. Questo linguaggio può essere rude ma anche molto comico, come con i soprannomi. Se si fa caso a questo prossimo titolo ci si accorge che viene utilizzato un linguaggio quasi da bambino, è un titolo il prossimo che sembra quasi dettato da un bambino: “Lo zio faceva cose sporche” tutto questo genera una sensazione strana. Io sono cresciuto in una terra raccontata così, raccontata al ritmo di questi titoli. La cosa è strana Perché è come se tu ti abituassi a queste parole, è come se le parole in genere potessero anche condizionare la lettura dei fatti, a seconda di come viene data un'informazione o di come viene percepita dal territorio, tu ti fai un'idea, una costruzione della tua terra. Questi titoli, questo tipo di informazione fanno costruire un mondo molto strano che non è un mondo a parte, è il mondo degli affari, dei massacri, è il mondo che investe a Milano, Parma, Barcellona, Berlino ma che ha la sua radice lì, che racconta e viene raccontato con queste parole. Il prossimo titolo fa spavento: “Pirolo, la corte assolve l'Infame”. Pirolo collaboratore di giustizia viene assolto per un reato e il titolo è :Pirolo, la corte assolve l'infame. Come vengono chiamati i collaboratori di giustizia nei territori di mafia? Infami. E quindi come definirlo. Si poteva scrivere semplicemente o si poteva dire “assolto” no, assolto l'infame Perché la grammatica è questa, chi parla è un'infame.
C'era un imprenditore che si chiamava Dante Passarelli ha una storia complicata, quella di un uomo che inizia la sua attività di salumiere nell'agro aversano, cerca di farsi grosso come imprenditore ma trova come partner, secondo ciò che dichiara la procura antimafia, Francesco Sandokan Schiavone, boss del clan dei casalesi. A Dante Passarelli, sempre per quanto dimostrano le indagini, arriva una quantità enorme di denaro che lui reinveste ed è bravo Perché riesce a conquistare con lo strumento economico finanziario, il più grande zuccherificio del mediterraneo l'IPAM, negli anni passati è stato suo, quindi del clan. Succede poi qualcosa, come nella vita degli imprenditori, degli imprenditori che decidono di legarsi alle organizzazioni criminali, e quasi sempre le organizzazioni criminali prescelgono imprenditori capaci di fare affari, di essere smaliziati, di vedere in ogni spazio un ambito per il business, una cava dismessa diventa uno spazio per la spazzatura, una terra incolta diventa allevamento di bufale, un nuovo stile, magari visto a Parigi, di una nuova costruzione, o intuito in una passeggiata iberica, immediatamente viene imposto ai geometri e agli architetti con cui lavorano per creare nuovo appetito imprenditoriale. Dei titoli sono proprio su di lui: “Sigilli all'impero di Passarelli”, succede che come spesso accade agli imprenditori di mafia lui viene accusato di riciclare denaro, di essere un imprenditore del clan e sigillano il suo impero. Lo fermano, case, palazzi, ville, squadre di calcio, bufale, yacht, macchine, imprese, zuccherifici, trasporti, tutto fermo tutto viene congelato. La notizia fa scalpore. “sequestrato il nuovo tesoro di Passarelli” Perché lui ne aveva uno passato e uno nuovo che la procura antimafia di Napoli riesce a scoprire o quanto meno crede di averlo scoperto e congela anche questo. Cosa succede dopo una cosa del genere? Passarelli muore. Come tornato i beni in possesso degli eredi o di altri quando viene congelata una persona. Con la morte della persona. La forza delle organizzazioni criminali è proprio questa: SIGILLI, SEQUESTRATO il nuovo impero; MORTE. Non permettono gli errore, non è possibile per un imprenditore del clan sbagliare e non pagare. Chi sbaglia paga, sempre, i migliori vanno avanti e non esistono né raccomandazioni né protezioni nulla. Business business business. Sei inciampato? Ti hanno sequestrato i beni? Muori. “E' morto Dante Passarelli. Si trovava sul terrazzo di casa.” e qui è strano Perché cade dal terrazzo. Nel territorio qualcuno diceva, è caduto, invece le voci iniziano a girare e parlano già di omicidio e qui è molto strano: “Passarelli ucciso. È giallo sul caso. Il magistrato attendo i risultati dell'esame autoptico” cioè il magistrato ancora non ha visto il corpo, ancora non sa cosa è successo, ma nel titolo già dicono che è stato ucciso.
So che è complicato raccontare tutto questo, e per me è sempre stato difficile parlo Perché ho sempre avuto l'impressione che la maggior parte del paese non avesse neanche voluto sentirle queste storie e che tutto sommato sono storie di meridionali, di paesi sperduti con i loro problemi e che queste sono storie di gang che si sparano tra di loro che ci sono state, ci sono e sempre ci saranno e che in fondo non sono poi così gravi. Io ho tentato non so se ci sono riuscito, di raccontare queste storie come le storie di tutti come le storie del paese Perché in queste terre c'è il cuore pulsante dell'economia del nostro paese.
Io vorrei sapere se solo una di queste notizie vi ha sfiorato il timpano, vi è passata: sono cronache di guerra ogni giorno. Di guerra vera, di guerra di sangue, di intimidazione quotidiana, di battaglia quotidiana e che arriva alle cronache nazionali solo in cronaca nera, nelle brevissime, e solo gli addetti ai lavori conservano queste informazioni, cercano di tenerle vive ma poi passano. Mi sono spesso chiesto se era colpa anche di chi dava queste notizie, se la colpa è di questo tipo di linguaggio, se la cronaca locale non abbia anestetizzato tutto e tutti noi così spesso mi sono trovato a mostrare le foto, non solo questi titoli ma foto parecchio dure che però vale la pena di vedere Perché sono una parte, un frammento di questo paese. Le foto di cui parlo sono foto di funerali. Le prime sono le foto dei funerali di due ragazzini, Emanuele e Ciro. Due bare bianche 15 e 17 anni. Caivano Emanuele muore Perché faceva rapine con un gruppo di persone. Rapine, sempre la stessa rapina,alle stesse persone, sempre allo stesso posto, neanche i rapinatori sapevano fare. Rapinavano le coppiette in una piazzola di sosta il sabato sera. Una coppietta li denuncia, una pattuglia si apposta, arrivano Emanuele tira fuori la pistola giocattolo, ma chi gli era contro non sapeva che era giocattolo e lo ammazza. Al suo funerale tutti ragazzini sulle motociclette. Motociclette che spesso vengono regalate Perché i ragazzi di questa zona spesso la camorra neanche li vuole, ne ha fin troppi e gli fanno fare i pusher, cioè portano l'hashish a Roma portano la coca in giro e in cambio una motocicletta. Tutti gli occhi sono rivolti a quella bara e quando uscì dalla chiesa le motociclette acceleravano per accompagnarlo nell'ultimo viaggio. Il prete che celebrò il funerale disse apertamente, Emanuele non era un'eroe, sapeva benissimo a cosa andava incontro ma 15 anni è un'età che non bussa alle coscienze con le nocche, ma con le unghie.
Ciro 17 anni è caduto da un'impalcatura sempre nella stessa zona di Emanuele.
Perché in questa terra sia che tu faccia una scelta assurda come quella di Emanuele sia che un ragazzo si è svegliato alle 5 di mattina per andare a lavorare in un cantiere in nero spesso il destino è lo stesso. Io vengo dal sud Italia che fornisce gli operai edili che costruisce l'Italia. La camorra divora il loro lavoro. La camorra facendo vincere le imprese nelle gare dei sub appalti costringe a far sì che il lavoro si abbassi di qualità e quando questo non accade lo rendono disumano. Fate caso quando muore qualcuno su un cantiere quasi sempre vi diranno che è morto il primo giorno di lavoro. Perché si muore, e il giorno stesso ti registrano. Muoiono tutti il primo giorno di lavoro, in realtà sono sempre in nero per avere il diritto ad essere assunti regolarmente bisogna morire.
Io ricordo anche Francesco Iacomino è uno dei tanti ragazzi morti sui cantieri, la cosa mi ha impressionato Perché guardando la cronaca locale. Questo ragazzo era caduto e si era spezzato caviglie e polsi ma era vivo, poteva essere salvato ma i suoi colleghi hanno avuto paura, l'hanno preso e l'hanno buttato per strada e la persona che poi è passata a raccoglierlo è arrivata troppo tardi, aveva 34 anni. Quando lavori sai che la persona che ti è affianco potrebbe anche essere il tuo carnefice Perché se ti succede qualcosa non certo si va a esporre per te, non certo va a far chiudere un cantiere per te, quelli sono soldi, lavoro, velocità di realizzazione.
Un ragazzo di Napoli con in mano un poker di volti, tutti morti e non uno che arriva a vent'anni. Sono foto di guerra. Mi sono spesso chiesto Perché l'informazione non arrivava a questi morti o Perché noi facciamo credere all'informazione che non ci interessano queste storie. Le vittime che siano camorristi o no sono soprattutto ragazzi. Se andate nei cimiteri delle mie parti ci sono delle zone che negli anni delle varie faide le bare vengono raccolte. Passi e trovi gli anni, tutti morti 20, 21, 22, 25, 27, 28, 30, 15, 18, 16 queste sono le età muoiono sempre nuove generazioni.
Si muore anche stando in strada, Annalisa Durante la ragazzina ammazzata per un proiettile vagante a Forcella. La mentalità è : è morta e allora? È normale, è sempre stato così è fisiologico, Perché dovrebbe farci scandalo.
Nel racconto di questa quotidianità spesso colpisce la banalità di questo male, il fatto che tutto è dato per scontato, l'arresto, la morte il fatto che questo potere decida del destino di tutti, che questo dannato sud l'unico destino è o emigrare o avere la fortuna di trovare qualcuno che ti aiuta politico che sia parente che ti assuma lì. È come se si spaccasse tra i rassegnati che restano e gli ambiziosi che vanno via. Una questione meridionale che non è stata ancora risolta. Abbiamo un'emigrazione interna enorme, milioni di persone in questi anni sono andate via dal sud Italia. Anche e soprattutto per il potere di questi gruppi che impediscono la felicità, Perché alla fine è quello. Fare il camorrista è uno schifo. Togliere la felicità significa questo, pensare già che non puoi fare nulla se non passo per questi poteri, non fare nulla significa che quando io avevo 16 anni a Castel Volturno c'era un'enorme pineta attraversata dal mare, una delle più belle pinete al mondo con una lunghissima spiaggia, dentro me dicevo, sarebbe bellissimo farsi il bagno lì, ma lì cos'è successo? Hanno distrutto la pineta costruito un intero villaggio abusivo avvelenato l'acqua e rubato la sabbia. La sabbia lì è preziosa, la sabbia fa il miglior cemento possibile, il cemento viene preso dalle imprese di mafia, vincono gli appalti del nord Italia Perché abbattono i costi rubando la sabbia. Hanno tolto così tanta sabbia che non è più il fiume che entra nel mare, ma il mare che entra nel fiume. La quotidianità poi diventa anche racconto: questo è un morto della faida di Scampia cosa notate di strano? Guardate dietro chi sta guardando in prima fila: bambini. A quell'uomo gli hanno sparato in testa, il sangue sta ancora colando e lì ci sono i bambini, è normale, è guerra, è un paese in guerra. Come si cresce così, che tipo di paese è un paese che permette questo?
E poi ci sono persino i boss che riescono a scrivere dal carcere: lettere, 41 bis è impossibile, non puoi comunicare con l'esterno, e invece no scrivi e ti pubblicano sui giornali locali e lo fa Sandokan.
Francesco Schiavone diventato famoso con questo nome Perché assomigliava al Sandokan della serie tv scrive e racconta le sue verità e dice anche come devono essere raccontate. Lettera pubblicata sulla GAZZETTA DI CASERTA il titolo dell'articolo era “Sandokan scrive e difende il boss Bidognetti” a un certo punto lui dice: a proposito signor direttore, la vita ti chiede sempre ciò che sei capace di affrontare, a questi così detti pentiti la vita gli ha chiesto di affrontare il fango come i porci, forse più in là scriveremo un libro verità insieme sempre se mi farete questo onore, ci divertiremo molto. E in tutta la lettera attacca i pentiti. La prima risposta che gli da il direttore a Sandokan è : signor Schiavone la ringrazio per la stima. Ora dopo lui continua nella lettera a dire che lui è un boss e cose varia, ma la prima riga Signor Schiavone la ringrazio per la stima al capo della più grande organizzazione criminale che esiste nel sud Italia. Mi sono sempre chiesto come questo tipo di comunicazione possano avvenire così tranquillamente senza che queste lettere, queste dichiarazioni, questi boss che parlano possano arrivare al paese senza che questo si indigni ma arrivano come se fosse un'informazione.
Così come il dolore delle persone ammazzate. Non è solo lo strazio, è qualcosa di più senti come una condanna e te lo fa sentire anche il fatto che nessun politico sia andato mai a un funerale di persone morte ammazzate da innocenti e nemmeno i giornali ne fanno i nomi Perché c'è sempre il sospetto, alcune voci locali che cercano di dire no, ma forse c'entra questi non sbagliano mai, aspetta ed è quell'aspetta ti fa fermare e cosa fa la stampa locale? Parla di questo dolore: I BOSS SOFFRONO PER IL RAPIMENTO DI TOMMY. Mentre lo stato non riesce a trovarlo i boss dicono ai rapitori lasciatelo stare che in carcere non vi succederà nulla, toccatelo e in carcere mi succederà l'inferno e questo messaggio va sui giornali non il dolore di gente che perde parenti innocenti per mano della camorra.
In realtà si impara col tempo quando si ha a che fare con una guerra tra bande a capire se la persona ammazzata era un camorrista o un innocente e lo si impara a capire dal comportamento della famiglia. I famigliari di un camorrista soffrono uguale agli altri ma quando arrivano sanno perfettamente quale è il loro codice di comportamento, cioè urlare sbracciarsi strapparsi i vestiti di dosso anche per dire a chi ha fatto quell'omicidio fermatevi qui avete toccato il fondo del dolore. Ma il dolore di chi muore innocente è tutta un'altra storia.
Rimbalza la riflessione politica, sono tutti collusi, è meglio non parlarne, è inutile parlarne. Nella campagna elettorale nessuno ha parlato di mafia Perché è un argomento perdente e rischioso.
La politica viene raccontata anche da quotidiani locali, con titoli come “Sandokan controlla quarantamila voti” anche se i titoli di occhiello e titoletto sono al passato. E poi c'è anche il racconto del quotidiano: “Sindaco morirai la camorra alza il tiro”: un titolo così racconta anche una politica diversa, una politica che rischia tutto anche Perché quei politici, quando non corrotti devono fronteggiare un potere criminale che ha il potere di uno stato, il PIL di uno stato, hanno un profitto pari ad uno stato questo per dire come nei casi rari che ci sono stati e ci sono in cui qualcuno che cerca di amministrare senza cedere al potere camorra, si distrugge la vita.
La politica è molto complicata in questo senso, ha a che fare con l'amministrazione e l'amministrazione spesso è nelle loro mani la cosa più grave che può fare la politica è il silenzio su queste vicende. Non è una questione di destra e di sinistra.
Quando mi è capitato di riflettere sul potere delle parole che è ovviamente un potere che va a trasformare le cose ho deciso di prendere come punto di riferimento una persona che in nome di questo lui ha perso la vita Don Peppe Diana.
Amico di don Peppe era un carabiniere di 20 anni Salvatore nuvoletta che fu ucciso Perché ci fu un arresto di un nipote di Sandokan Menelik durante una colluttazione un carabiniere saprò e uccise Menelik. Il clan dei casalesi chiese la testa di colui che lo uccise e la responsabilità va su Salvatore. Lui lo viene a sapere che danno la colpa a lui pur non essendo presente il giorno dell'arresto e della morte di Menelik. Ma nonostante tutto e anche i consigli di sua madre di andare via per un po' lui decide di compiere il suo lavoro, il carabiniere senza spostarsi dal paese. Mentre stava a Marano con un bimbo sulle sue ginocchia arriva il comando di camorra, codardi Perché sparano sempre a uomini disarmati. Lui si sente chiamare e quando ti senti chiamare in quel modo da quelle parti lo sai che è l'ultima cosa che sentirai allora lui sposta il bambino e lo uccido, lo massacrano. Ma Perché non si è mai sentito questo nome? È un carabiniere di 20 anni. non andare via sapendo che sei condannato solo Perché si è un carabiniere, è un gesto memorabile. Invece no Perché la camorra oltre ad uccidere con le pallottole, uccide con la diffamazione, distruggendo la tua immagine. Il suo cognome è uguale a quello di un clan di Marano i nuvoletta appunto. E via è partita la diffamazione e la stampa ha titubato, ma titubando un giorno poi il giorno dopo c'è un altro morto, un'altra storia e non si ha più tempo di raccontare quella del giorno prima.
Nel mentre la stampa locale : “Era l'orgoglio di zio Sandokan” non si parla di Menelik, ma di un altro nipote. Di questo parla la stampa locale.
Ho citato tutte persona che nessuno conosceva Emanuele, Salvatore, Ciro tutte storie del nostro paese che sono passate così e addirittura sono state distrutte, diffamate come quella di salvatore ma Perché? Perché una persona senza aver distrutta la propria immagine è una persona che arriva a tante persone. La morte di salvatore se fosse stata raccontata poteva immediatamente dare l'immagine di un paese in guerra dove ci si può in qualche modo opporre, invece è meglio diffamare, siamo tutti uguali, tutta mota tutto fango tutto schifo, nessuno di distingue e chi si distingue lo fa per interesse personale.
Un altro titolo: “Don Diana a letto con due donne”. Don Peppe quando è stato ammazzato aveva 35 anni, iniziarono a diffamarlo. C'è una frase che mi gira spesso in testa: Perché il male trionfi è importante che gli uomini di bene non facciano niente: quando succede che qualche uomo come don Peppe si distingue gli uomini del bene stanno male Perché comprendono che sono stati fermi e allora dicono che don Peppe non era affatto uno che si era mosso contro, era uno come loro che vive e fa come tutti, che è stato ammazzato quasi per caso e lo diffamano. Ma ecco un altro titolo: “Boss playboy, De Falco re degli sciupafemmine. Piacenti secondo in classifica sposato 5 volte. 'o lupo tra realtà e leggenda ha avuto 7 mogli e 12 figli” De Falco è colui che ha ordinato l'esecuzione di don Peppino diana e il titolo è sul fatto che lui è un grande amatore. Un modo per raccontare che i boss sono belli, sono fighi che hanno tante donne Perché sono boss, Perché alle donne piacciono gli uomini che rischiano e che sono capaci di fare grandi affari. E intitolano re degli sciupafemmine il mandante dell'omicidio di don Peppe. Don Peppe venne ucciso il giorno del suo onomastico, nella sua chiesa, lo chiamano Perché l'esecutore non vedendolo in abiti talari non riesce neanche a riconoscerlo. Don Peppe aveva scritto delle parole contro i clan, don Peppe era stato ucciso Perché una parte del clan i De Falco volevano dare un segno forte al clan che dominava, gli schiavone, noi non abbiamo paura di questo prete che non si può essere preti senza denunciare, noi abbiamo la forza e il coraggio di ammazzare questo prete che non vale niente e così dimostriamo a tutti gli altri clan che siamo migliori degli schiavone che invece hanno paura di ucciderlo. Lo ammazzano e c'è uno scandalo iniziale che subito viene affievolito, per anni non ci sono libri, non ci sono servizi su di lui, per anni questo ragazzo di 35 anni che viene ammazzato dalla camorra tutto sommato resta nei cuori di chi è lì delle persone che gli hanno voluto bene, dei giornalisti che l'hanno seguito lì, e guardate che tutto questo silenzio è generato da questo modo di pensare (il prossimo titolo) : “Don Peppe Diana era un camorrista”. Di fronte a questo titolo ho sempre provato paura. E così con la diffamazione hanno fatto tacere le voci su di lui. Don Peppe aveva scritto un documento insieme agli altri parroci di Casal di Principe dal titolo meraviglioso PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO' e questo documento lo condanna a morte Perché in questo documento lui scrive che non sarà più possibile essere prete senza raccontare, partecipare, distruggere il potere criminale. Hanno detto uccidendolo per la seconda volte che era un camorrista un uomo che pensava queste parole: “si muore per un si e per un no, si da la vita per un ordine e una scelta di qualcuno fate decenni di carcere per raggiungere un potere di morte, guadagnate montagne di denaro che investirete in case che non abiterete, investirete in banche dove non entrerete, in ristoranti che non gestirete, in aziende che non dirigerete. Comandate un potere di morte cercando di dominare una vita che consumate nascosti sotto terra circondati da guardaspalle. Uccidete e veniti uccisi, in una partita di scacchi dove il re non siete voi ma coloro che da voi prendono ricchezza facendovi mangiare l'uno con l'altro fin quando nessuno potrà fare scacco e ci sarà una sola pedina sulla scacchiera e non sarete voi. Quello che divorate qui lo sputate altrove, lontano, facendo come le uccelle che vomitano il cibo nella bocca dei loro pulcini, ma non sono pulcini quelli che imbeccate voi ma avvoltoi, e vuoi non siete uccelli ma bufali pronti a distruggersi, in un luogo dove sangue e potere sono i termini della vittoria. Insomma è giunto il tempo che smettiamo di essere una Gomorra.”

Nessun commento:

Posta un commento