Da un'intervista al pentito Carmine
Schiavone:
- E per le persone di cui ha ordinato la morte, non prova rimorso?
- Vede, fin quando ci sono stato io non c'erano vittime innocenti, erano tutti delinquenti anche se avevano la fedina penale pulita, eravamo in guerra.
- Ma secondo lei, Perché ad agosto a Castel Volturno la camorra ha ammazzato sei immigrati?
- Non è la prima strage, ce ne fu un'altra nel 1990 a Pescopagano Perché gli stranieri non volevano pagare la tangente sullo spaccio di droga, qui è avvenuto lo stesso e ne ammazzeranno altri, stanno aspettando che si calmino le acqua come per Saviano.
- Si spieghi. Sa che lo uccideranno?
- Senta, nel 1993 quando mi sono pentito, lui era molto giovane, io lo ringrazio per aver scritto Gomorra Perché ha svegliato delle coscienze, però parecchi di quelli che parlano esaltando il loro lavoro e il suo lavoro fanno solo bla bla bla. Non vorrebbero elogiarlo ma sono costretti dal rumore mediatico. Per come conosco la mentalità dei clan, Saviano tenteranno di farlo fuori quando sarà finito nel dimenticatoio. Ma oggi, ucciderlo, per loro sarebbe farlo santo, mica sono scemi, succederebbe l'ira di Dio. I camorristi sanno che il più grande dolore e la più grande meraviglia durano 8 giorni. Quando si tornerà alla normalità si farà di nuovo guerra
Queste parole
pubblicate da il tempo del 14.01.2009 sono di Carmine Schiavone
pentito della camorra intervistato dai giornalisti Fabio Lichio e
Dario Martini sostanzialmente significano che per farla pagare a
Roberto Saviano la camorra aspetterà che la meraviglia sia passata.
Questa sera mi va
di parlare di quello che accade nella mia terra, l'ho fatto spesso, e
mi va di farlo attraverso l'informazione quotidiana, quindi quello
che viene riportato ogni giorno sui giornali locali. La cosa che
sicuramente vi creerà una sorta di sensazione strana è che spesso i
giornali che mostrerò, le cose che sono scritte, sarà
difficilissimo comprenderle a meno che non siete della mia terra, ma
se siete friulani, lombardi, romani, sardi, toscani sarà
complicatissimo comprendere quello che sto per mostrarvi. Mi piace
iniziare da come in qualche modo i quotidiani e il vivere quotidiano
comunica quello che sta succedendo, nessuno di questi giornali vi
riporterà il nome di un boss o di una persona con il nome e cognome,
ma sempre e soltanto col soprannome.
Per esempio “Bin
Laden e 'O sceriffo controllavano gli affari” adesso, Bin Laden non
è Osama Bin Laden, Bin Laden è Pasquale Zagaria boss di Casapesenna
che ha fatto degli affari enormi a Parma e che è chiamato Bin Laden
Perché era un'introvabile, come Osama Bin Laden tanto è che poi si
è costituito lui per suo interesse alla magistratura. È un titolo
che in qualche modo sta già parlando alla gente che conosce 'O
sceriffo è Michele Fontana ha un aspetto così un po' da texano,
molti di loro sono bufalari vestono sempre un po' in maniera country,
diciamo così, e quindi 'O sceriffo. Tanti possono chiamarsi
Francesco Schiavone, Carmine Alfieri, Michele Fontana ma solo uno
risponde al termine Sandokan, 'O 'ntufato o 'O sceriffo. I soprannomi
sono come le stigmate per un santo, come il mantello per un supereroe
qualcosa che ti rende diverso e più degli altri.
Il prossimo titolo
: “In cella cugino del defunto formaggino” ci sono perfino
soprannomi ridicoli che ti vengono affibbiati quando sei piccolo
quando sei ragazzino magari. E il prossimo ancora “Arrestato 'o
cappotto”, ditemi se vi è facile comprendere un titolo così, è
impossibile a meno che tu non sappia chi è 'o cappotto, che storia
ha, che territorio è, se qui ci fosse scritto il suo nome, nessuno
capirebbe, neanche chi è del suo paese, ma arrestato 'o cappotto, ah
sì allora è lui! Questo è un titolo della CRONACA DI NAPOLI. Il
prossimo per esempio : “Delitto Iovine, 'O lupo e Nasone in
tribunale” ancora una volta soprannomi, ancora una volta termini
che vanno a generare una specie di intimità tra chi sta leggendo e
chi fa il titolo. E ancora: “Carcere duro per Peppe 'o Padrino”
qui il termine già rende di più Perché Padrino è un termine che
già fa pensare al mondo della mafia e il titolo successivo, quasi
illeggibile: “Bliz dell'Arma da 'O mussuto dopo l'agguato a 'U
urpacchiello, in ballo il business del caffè” e ancora una volta
troviamo dei soprannomi che vanno a identificare un clan, un gruppo
di potere, un modo di relazionarsi. Ancora avanti, quando ci sono
delle condanne, questo mi ha sempre molto colpito durante i processi,
i giornali pubblicano subito dopo i nomi e i cognomi dei condannati e
anche questi non direbbero nulla alla gente, e allora gli mettono i
soprannomi. Dietro questi soprannomi, dietro a questi titoli che
vanno a raccontare tutti i giorni quello che succede nella mia terra
c'è qualcosa di ferocissimo c'è qualcosa che ha a che fare con una
guerra che ogni tanto ci raggiunge e soltanto quando si sparge molto
sangue e ci sono grandi tragedie, mediamente si ammazza uno, due
uomini di camorra al giorno, tre persone al giorno spesso vengono
ammazzate e la cronaca nazionale ignora. Il modo con cui si trattano
questi argomenti spesso resta lì, fermo, immobile lasciato a pochi
cronisti coraggiosi e ad altri che riportano semplicemente la
notizia. Tutto questo spesso vive in un silenzio spesso colpevole
Perché non permette al paese di capire cosa sta succedendo, come si
stanno muovendo i capitali e le vite delle persone. Andando avanti
sempre con questi quotidiani cercherò di dimostrare il linguaggio
che spesso passa attraverso la comunicazione quotidiana. Si sta
parlando in questi mesi sempre di stupro, ma se ci fate caso non c'è
mai stato un riferimento a se le donne stuprate erano fidanzate,
sposate o altro: “Stupra donna sposata”, ma che c'entra sposata?
Perché? Perché stupra donna sposata? Perché molto probabilmente il
meccanismo che è innescato, quell'intimità che nasce tra territorio
e informazione quotidiana, questo è un titolo del CORRIERE DI
CASERTA, fa pensare che tutto sommato la cosa grave è che la donna
sia sposata, non fosse stata sposata, tutto sommato si poteva far
passare come un gesto di forza per conquistare una donna, questa è
una cosa gravissima, invece qui proprio lo si sottolinea: stupra
donna sposata. Tutto ciò che è dietro questo titolo è quel mondo
lì, donna sposata, donna di qualcun altro, ecco Perché era
importante segnalarlo. Il titolo successivo mi ha molto spaventato:
“Giustiziato sindacalista” assassinato? Ucciso? Come giustiziato?
Giustiziato significa che si è fatta giustizia e soprattutto
significa che qui si da per scontato che c'è un potere che può
decidere di fare giustizia e questo potere non è, o non è
formalmente, lo stato. Giustiziato sindacalista Perché ha sbagliato,
quindi giustiziato. Giustiziato, è una parola difficile da trovare
nella cronaca quotidiana degli altri giornali italiani e europei.
Questo linguaggio può essere rude ma anche molto comico, come con i
soprannomi. Se si fa caso a questo prossimo titolo ci si accorge che
viene utilizzato un linguaggio quasi da bambino, è un titolo il
prossimo che sembra quasi dettato da un bambino: “Lo zio faceva
cose sporche” tutto questo genera una sensazione strana. Io sono
cresciuto in una terra raccontata così, raccontata al ritmo di
questi titoli. La cosa è strana Perché è come se tu ti abituassi a
queste parole, è come se le parole in genere potessero anche
condizionare la lettura dei fatti, a seconda di come viene data
un'informazione o di come viene percepita dal territorio, tu ti fai
un'idea, una costruzione della tua terra. Questi titoli, questo tipo
di informazione fanno costruire un mondo molto strano che non è un
mondo a parte, è il mondo degli affari, dei massacri, è il mondo
che investe a Milano, Parma, Barcellona, Berlino ma che ha la sua
radice lì, che racconta e viene raccontato con queste parole. Il
prossimo titolo fa spavento: “Pirolo, la corte assolve l'Infame”.
Pirolo collaboratore di giustizia viene assolto per un reato e il
titolo è :Pirolo, la corte assolve l'infame. Come vengono chiamati i
collaboratori di giustizia nei territori di mafia? Infami. E quindi
come definirlo. Si poteva scrivere semplicemente o si poteva dire
“assolto” no, assolto l'infame Perché la grammatica è questa,
chi parla è un'infame.
C'era un
imprenditore che si chiamava Dante Passarelli ha una storia
complicata, quella di un uomo che inizia la sua attività di
salumiere nell'agro aversano, cerca di farsi grosso come imprenditore
ma trova come partner, secondo ciò che dichiara la procura
antimafia, Francesco Sandokan Schiavone, boss del clan dei casalesi.
A Dante Passarelli, sempre per quanto dimostrano le indagini, arriva
una quantità enorme di denaro che lui reinveste ed è bravo Perché
riesce a conquistare con lo strumento economico finanziario, il più
grande zuccherificio del mediterraneo l'IPAM, negli anni passati è
stato suo, quindi del clan. Succede poi qualcosa, come nella vita
degli imprenditori, degli imprenditori che decidono di legarsi alle
organizzazioni criminali, e quasi sempre le organizzazioni criminali
prescelgono imprenditori capaci di fare affari, di essere smaliziati,
di vedere in ogni spazio un ambito per il business, una cava dismessa
diventa uno spazio per la spazzatura, una terra incolta diventa
allevamento di bufale, un nuovo stile, magari visto a Parigi, di una
nuova costruzione, o intuito in una passeggiata iberica,
immediatamente viene imposto ai geometri e agli architetti con cui
lavorano per creare nuovo appetito imprenditoriale. Dei titoli sono
proprio su di lui: “Sigilli all'impero di Passarelli”, succede
che come spesso accade agli imprenditori di mafia lui viene accusato
di riciclare denaro, di essere un imprenditore del clan e sigillano
il suo impero. Lo fermano, case, palazzi, ville, squadre di calcio,
bufale, yacht, macchine, imprese, zuccherifici, trasporti, tutto
fermo tutto viene congelato. La notizia fa scalpore. “sequestrato
il nuovo tesoro di Passarelli” Perché lui ne aveva uno passato e
uno nuovo che la procura antimafia di Napoli riesce a scoprire o
quanto meno crede di averlo scoperto e congela anche questo. Cosa
succede dopo una cosa del genere? Passarelli muore. Come tornato i
beni in possesso degli eredi o di altri quando viene congelata una
persona. Con la morte della persona. La forza delle organizzazioni
criminali è proprio questa: SIGILLI, SEQUESTRATO il nuovo impero;
MORTE. Non permettono gli errore, non è possibile per un
imprenditore del clan sbagliare e non pagare. Chi sbaglia paga,
sempre, i migliori vanno avanti e non esistono né raccomandazioni né
protezioni nulla. Business business business. Sei inciampato? Ti
hanno sequestrato i beni? Muori. “E' morto Dante Passarelli. Si
trovava sul terrazzo di casa.” e qui è strano Perché cade dal
terrazzo. Nel territorio qualcuno diceva, è caduto, invece le voci
iniziano a girare e parlano già di omicidio e qui è molto strano:
“Passarelli ucciso. È giallo sul caso. Il magistrato attendo i
risultati dell'esame autoptico” cioè il magistrato ancora non ha
visto il corpo, ancora non sa cosa è successo, ma nel titolo già
dicono che è stato ucciso.
So che è
complicato raccontare tutto questo, e per me è sempre stato
difficile parlo Perché ho sempre avuto l'impressione che la maggior
parte del paese non avesse neanche voluto sentirle queste storie e
che tutto sommato sono storie di meridionali, di paesi sperduti con i
loro problemi e che queste sono storie di gang che si sparano tra di
loro che ci sono state, ci sono e sempre ci saranno e che in fondo
non sono poi così gravi. Io ho tentato non so se ci sono riuscito,
di raccontare queste storie come le storie di tutti come le storie
del paese Perché in queste terre c'è il cuore pulsante
dell'economia del nostro paese.
Io vorrei sapere
se solo una di queste notizie vi ha sfiorato il timpano, vi è
passata: sono cronache di guerra ogni giorno. Di guerra vera, di
guerra di sangue, di intimidazione quotidiana, di battaglia
quotidiana e che arriva alle cronache nazionali solo in cronaca nera,
nelle brevissime, e solo gli addetti ai lavori conservano queste
informazioni, cercano di tenerle vive ma poi passano. Mi sono spesso
chiesto se era colpa anche di chi dava queste notizie, se la colpa è
di questo tipo di linguaggio, se la cronaca locale non abbia
anestetizzato tutto e tutti noi così spesso mi sono trovato a
mostrare le foto, non solo questi titoli ma foto parecchio dure che
però vale la pena di vedere Perché sono una parte, un frammento di
questo paese. Le foto di cui parlo sono foto di funerali. Le prime
sono le foto dei funerali di due ragazzini, Emanuele e Ciro. Due bare
bianche 15 e 17 anni. Caivano Emanuele muore Perché faceva rapine
con un gruppo di persone. Rapine, sempre la stessa rapina,alle stesse
persone, sempre allo stesso posto, neanche i rapinatori sapevano
fare. Rapinavano le coppiette in una piazzola di sosta il sabato
sera. Una coppietta li denuncia, una pattuglia si apposta, arrivano
Emanuele tira fuori la pistola giocattolo, ma chi gli era contro non
sapeva che era giocattolo e lo ammazza. Al suo funerale tutti
ragazzini sulle motociclette. Motociclette che spesso vengono
regalate Perché i ragazzi di questa zona spesso la camorra neanche
li vuole, ne ha fin troppi e gli fanno fare i pusher, cioè portano
l'hashish a Roma portano la coca in giro e in cambio una
motocicletta. Tutti gli occhi sono rivolti a quella bara e quando
uscì dalla chiesa le motociclette acceleravano per accompagnarlo
nell'ultimo viaggio. Il prete che celebrò il funerale disse
apertamente, Emanuele non era un'eroe, sapeva benissimo a cosa andava
incontro ma 15 anni è un'età che non bussa alle coscienze con le
nocche, ma con le unghie.
Ciro 17 anni è
caduto da un'impalcatura sempre nella stessa zona di Emanuele.
Perché in questa
terra sia che tu faccia una scelta assurda come quella di Emanuele
sia che un ragazzo si è svegliato alle 5 di mattina per andare a
lavorare in un cantiere in nero spesso il destino è lo stesso. Io
vengo dal sud Italia che fornisce gli operai edili che costruisce
l'Italia. La camorra divora il loro lavoro. La camorra facendo
vincere le imprese nelle gare dei sub appalti costringe a far sì che
il lavoro si abbassi di qualità e quando questo non accade lo
rendono disumano. Fate caso quando muore qualcuno su un cantiere
quasi sempre vi diranno che è morto il primo giorno di lavoro.
Perché si muore, e il giorno stesso ti registrano. Muoiono tutti il
primo giorno di lavoro, in realtà sono sempre in nero per avere il
diritto ad essere assunti regolarmente bisogna morire.
Io ricordo anche
Francesco Iacomino è uno dei tanti ragazzi morti sui cantieri, la
cosa mi ha impressionato Perché guardando la cronaca locale. Questo
ragazzo era caduto e si era spezzato caviglie e polsi ma era vivo,
poteva essere salvato ma i suoi colleghi hanno avuto paura, l'hanno
preso e l'hanno buttato per strada e la persona che poi è passata a
raccoglierlo è arrivata troppo tardi, aveva 34 anni. Quando lavori
sai che la persona che ti è affianco potrebbe anche essere il tuo
carnefice Perché se ti succede qualcosa non certo si va a esporre
per te, non certo va a far chiudere un cantiere per te, quelli sono
soldi, lavoro, velocità di realizzazione.
Un ragazzo di
Napoli con in mano un poker di volti, tutti morti e non uno che
arriva a vent'anni. Sono foto di guerra. Mi sono spesso chiesto
Perché l'informazione non arrivava a questi morti o Perché noi
facciamo credere all'informazione che non ci interessano queste
storie. Le vittime che siano camorristi o no sono soprattutto
ragazzi. Se andate nei cimiteri delle mie parti ci sono delle zone
che negli anni delle varie faide le bare vengono raccolte. Passi e
trovi gli anni, tutti morti 20, 21, 22, 25, 27, 28, 30, 15, 18, 16
queste sono le età muoiono sempre nuove generazioni.
Si muore anche
stando in strada, Annalisa Durante la ragazzina ammazzata per un
proiettile vagante a Forcella. La mentalità è : è morta e allora?
È normale, è sempre stato così è fisiologico, Perché dovrebbe
farci scandalo.
Nel racconto di
questa quotidianità spesso colpisce la banalità di questo male, il
fatto che tutto è dato per scontato, l'arresto, la morte il fatto
che questo potere decida del destino di tutti, che questo dannato sud
l'unico destino è o emigrare o avere la fortuna di trovare qualcuno
che ti aiuta politico che sia parente che ti assuma lì. È come se
si spaccasse tra i rassegnati che restano e gli ambiziosi che vanno
via. Una questione meridionale che non è stata ancora risolta.
Abbiamo un'emigrazione interna enorme, milioni di persone in questi
anni sono andate via dal sud Italia. Anche e soprattutto per il
potere di questi gruppi che impediscono la felicità, Perché alla
fine è quello. Fare il camorrista è uno schifo. Togliere la
felicità significa questo, pensare già che non puoi fare nulla se
non passo per questi poteri, non fare nulla significa che quando io
avevo 16 anni a Castel Volturno c'era un'enorme pineta attraversata
dal mare, una delle più belle pinete al mondo con una lunghissima
spiaggia, dentro me dicevo, sarebbe bellissimo farsi il bagno lì, ma
lì cos'è successo? Hanno distrutto la pineta costruito un intero
villaggio abusivo avvelenato l'acqua e rubato la sabbia. La sabbia lì
è preziosa, la sabbia fa il miglior cemento possibile, il cemento
viene preso dalle imprese di mafia, vincono gli appalti del nord
Italia Perché abbattono i costi rubando la sabbia. Hanno tolto così
tanta sabbia che non è più il fiume che entra nel mare, ma il mare
che entra nel fiume. La quotidianità poi diventa anche racconto:
questo è un morto della faida di Scampia cosa notate di strano?
Guardate dietro chi sta guardando in prima fila: bambini. A
quell'uomo gli hanno sparato in testa, il sangue sta ancora colando e
lì ci sono i bambini, è normale, è guerra, è un paese in guerra.
Come si cresce così, che tipo di paese è un paese che permette
questo?
E poi ci sono
persino i boss che riescono a scrivere dal carcere: lettere, 41 bis è
impossibile, non puoi comunicare con l'esterno, e invece no scrivi e
ti pubblicano sui giornali locali e lo fa Sandokan.
Francesco
Schiavone diventato famoso con questo nome Perché assomigliava al
Sandokan della serie tv scrive e racconta le sue verità e dice anche
come devono essere raccontate. Lettera pubblicata sulla GAZZETTA DI
CASERTA il titolo dell'articolo era “Sandokan scrive e difende il
boss Bidognetti” a un certo punto lui dice: a proposito signor
direttore, la vita ti chiede sempre ciò che sei capace di
affrontare, a questi così detti pentiti la vita gli ha chiesto di
affrontare il fango come i porci, forse più in là scriveremo un
libro verità insieme sempre se mi farete questo onore, ci
divertiremo molto. E in tutta la lettera attacca i pentiti. La prima
risposta che gli da il direttore a Sandokan è : signor Schiavone la
ringrazio per la stima. Ora dopo lui continua nella lettera a dire
che lui è un boss e cose varia, ma la prima riga Signor Schiavone la
ringrazio per la stima al capo della più grande organizzazione
criminale che esiste nel sud Italia. Mi sono sempre chiesto come
questo tipo di comunicazione possano avvenire così tranquillamente
senza che queste lettere, queste dichiarazioni, questi boss che
parlano possano arrivare al paese senza che questo si indigni ma
arrivano come se fosse un'informazione.
Così come il
dolore delle persone ammazzate. Non è solo lo strazio, è qualcosa
di più senti come una condanna e te lo fa sentire anche il fatto che
nessun politico sia andato mai a un funerale di persone morte
ammazzate da innocenti e nemmeno i giornali ne fanno i nomi Perché
c'è sempre il sospetto, alcune voci locali che cercano di dire no,
ma forse c'entra questi non sbagliano mai, aspetta ed è
quell'aspetta ti fa fermare e cosa fa la stampa locale? Parla di
questo dolore: I BOSS SOFFRONO PER IL RAPIMENTO DI TOMMY. Mentre lo
stato non riesce a trovarlo i boss dicono ai rapitori lasciatelo
stare che in carcere non vi succederà nulla, toccatelo e in carcere
mi succederà l'inferno e questo messaggio va sui giornali non il
dolore di gente che perde parenti innocenti per mano della camorra.
In realtà si
impara col tempo quando si ha a che fare con una guerra tra bande a
capire se la persona ammazzata era un camorrista o un innocente e lo
si impara a capire dal comportamento della famiglia. I famigliari di
un camorrista soffrono uguale agli altri ma quando arrivano sanno
perfettamente quale è il loro codice di comportamento, cioè urlare
sbracciarsi strapparsi i vestiti di dosso anche per dire a chi ha
fatto quell'omicidio fermatevi qui avete toccato il fondo del dolore.
Ma il dolore di chi muore innocente è tutta un'altra storia.
Rimbalza la
riflessione politica, sono tutti collusi, è meglio non parlarne, è
inutile parlarne. Nella campagna elettorale nessuno ha parlato di
mafia Perché è un argomento perdente e rischioso.
La politica viene
raccontata anche da quotidiani locali, con titoli come “Sandokan
controlla quarantamila voti” anche se i titoli di occhiello e
titoletto sono al passato. E poi c'è anche il racconto del
quotidiano: “Sindaco morirai la camorra alza il tiro”: un titolo
così racconta anche una politica diversa, una politica che rischia
tutto anche Perché quei politici, quando non corrotti devono
fronteggiare un potere criminale che ha il potere di uno stato, il
PIL di uno stato, hanno un profitto pari ad uno stato questo per dire
come nei casi rari che ci sono stati e ci sono in cui qualcuno che
cerca di amministrare senza cedere al potere camorra, si distrugge la
vita.
La politica è
molto complicata in questo senso, ha a che fare con l'amministrazione
e l'amministrazione spesso è nelle loro mani la cosa più grave che
può fare la politica è il silenzio su queste vicende. Non è una
questione di destra e di sinistra.
Quando mi è
capitato di riflettere sul potere delle parole che è ovviamente un
potere che va a trasformare le cose ho deciso di prendere come punto
di riferimento una persona che in nome di questo lui ha perso la vita
Don Peppe Diana.
Amico di don Peppe
era un carabiniere di 20 anni Salvatore nuvoletta che fu ucciso
Perché ci fu un arresto di un nipote di Sandokan Menelik durante una
colluttazione un carabiniere saprò e uccise Menelik. Il clan dei
casalesi chiese la testa di colui che lo uccise e la responsabilità
va su Salvatore. Lui lo viene a sapere che danno la colpa a lui pur
non essendo presente il giorno dell'arresto e della morte di Menelik.
Ma nonostante tutto e anche i consigli di sua madre di andare via per
un po' lui decide di compiere il suo lavoro, il carabiniere senza
spostarsi dal paese. Mentre stava a Marano con un bimbo sulle sue
ginocchia arriva il comando di camorra, codardi Perché sparano
sempre a uomini disarmati. Lui si sente chiamare e quando ti senti
chiamare in quel modo da quelle parti lo sai che è l'ultima cosa che
sentirai allora lui sposta il bambino e lo uccido, lo massacrano. Ma
Perché non si è mai sentito questo nome? È un carabiniere di 20
anni. non andare via sapendo che sei condannato solo Perché si è
un carabiniere, è un gesto memorabile. Invece no Perché la camorra
oltre ad uccidere con le pallottole, uccide con la diffamazione,
distruggendo la tua immagine. Il suo cognome è uguale a quello di un
clan di Marano i nuvoletta appunto. E via è partita la diffamazione
e la stampa ha titubato, ma titubando un giorno poi il giorno dopo
c'è un altro morto, un'altra storia e non si ha più tempo di
raccontare quella del giorno prima.
Nel mentre la
stampa locale : “Era l'orgoglio di zio Sandokan” non si parla di
Menelik, ma di un altro nipote. Di questo parla la stampa locale.
Ho citato tutte
persona che nessuno conosceva Emanuele, Salvatore, Ciro tutte storie
del nostro paese che sono passate così e addirittura sono state
distrutte, diffamate come quella di salvatore ma Perché? Perché una
persona senza aver distrutta la propria immagine è una persona che
arriva a tante persone. La morte di salvatore se fosse stata
raccontata poteva immediatamente dare l'immagine di un paese in
guerra dove ci si può in qualche modo opporre, invece è meglio
diffamare, siamo tutti uguali, tutta mota tutto fango tutto schifo,
nessuno di distingue e chi si distingue lo fa per interesse
personale.
Un altro titolo:
“Don Diana a letto con due donne”. Don Peppe quando è stato
ammazzato aveva 35 anni, iniziarono a diffamarlo. C'è una frase che
mi gira spesso in testa: Perché il male trionfi è importante che
gli uomini di bene non facciano niente: quando succede che qualche
uomo come don Peppe si distingue gli uomini del bene stanno male
Perché comprendono che sono stati fermi e allora dicono che don
Peppe non era affatto uno che si era mosso contro, era uno come loro
che vive e fa come tutti, che è stato ammazzato quasi per caso e lo
diffamano. Ma ecco un altro titolo: “Boss playboy, De Falco re
degli sciupafemmine. Piacenti secondo in classifica sposato 5 volte.
'o lupo tra realtà e leggenda ha avuto 7 mogli e 12 figli” De
Falco è colui che ha ordinato l'esecuzione di don Peppino diana e il
titolo è sul fatto che lui è un grande amatore. Un modo per
raccontare che i boss sono belli, sono fighi che hanno tante donne
Perché sono boss, Perché alle donne piacciono gli uomini che
rischiano e che sono capaci di fare grandi affari. E intitolano re
degli sciupafemmine il mandante dell'omicidio di don Peppe. Don Peppe
venne ucciso il giorno del suo onomastico, nella sua chiesa, lo
chiamano Perché l'esecutore non vedendolo in abiti talari non riesce
neanche a riconoscerlo. Don Peppe aveva scritto delle parole contro i
clan, don Peppe era stato ucciso Perché una parte del clan i De
Falco volevano dare un segno forte al clan che dominava, gli
schiavone, noi non abbiamo paura di questo prete che non si può
essere preti senza denunciare, noi abbiamo la forza e il coraggio di
ammazzare questo prete che non vale niente e così dimostriamo a
tutti gli altri clan che siamo migliori degli schiavone che invece
hanno paura di ucciderlo. Lo ammazzano e c'è uno scandalo iniziale
che subito viene affievolito, per anni non ci sono libri, non ci sono
servizi su di lui, per anni questo ragazzo di 35 anni che viene
ammazzato dalla camorra tutto sommato resta nei cuori di chi è lì
delle persone che gli hanno voluto bene, dei giornalisti che l'hanno
seguito lì, e guardate che tutto questo silenzio è generato da
questo modo di pensare (il prossimo titolo) : “Don Peppe Diana era
un camorrista”. Di fronte a questo titolo ho sempre provato paura.
E così con la diffamazione hanno fatto tacere le voci su di lui. Don
Peppe aveva scritto un documento insieme agli altri parroci di Casal
di Principe dal titolo meraviglioso PER AMORE DEL MIO POPOLO NON
TACERO' e questo documento lo condanna a morte Perché in questo
documento lui scrive che non sarà più possibile essere prete senza
raccontare, partecipare, distruggere il potere criminale. Hanno detto
uccidendolo per la seconda volte che era un camorrista un uomo che
pensava queste parole: “si muore per un si e per un no, si da la
vita per un ordine e una scelta di qualcuno fate decenni di carcere
per raggiungere un potere di morte, guadagnate montagne di denaro che
investirete in case che non abiterete, investirete in banche dove non
entrerete, in ristoranti che non gestirete, in aziende che non
dirigerete. Comandate un potere di morte cercando di dominare una
vita che consumate nascosti sotto terra circondati da guardaspalle.
Uccidete e veniti uccisi, in una partita di scacchi dove il re non
siete voi ma coloro che da voi prendono ricchezza facendovi mangiare
l'uno con l'altro fin quando nessuno potrà fare scacco e ci sarà
una sola pedina sulla scacchiera e non sarete voi. Quello che
divorate qui lo sputate altrove, lontano, facendo come le uccelle che
vomitano il cibo nella bocca dei loro pulcini, ma non sono pulcini
quelli che imbeccate voi ma avvoltoi, e vuoi non siete uccelli ma
bufali pronti a distruggersi, in un luogo dove sangue e potere sono i
termini della vittoria. Insomma è giunto il tempo che smettiamo di
essere una Gomorra.”
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