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sabato 24 maggio 2014

Cosa tiene accese le stelle - Mario Calabresi

Il sentimento di sfiducia sempre più diffuso nel nostro Paese assomiglia a una forma di fatalismo nostalgico: uno dei ritornelli ricorrenti di questi tempi recita che, in fondo, si viveva meglio all'epoca dei nostri genitori e quel periodo probabilmente non tornerà più. In realtà, non è affatto vero che una volta si stava meglio, ma come spesso accade il pessimismo provoca una percezione distorta del mondo e della storia. Oltretutto rifugiarsi in un passato idealizzato non serve di certo ad affrontare le sfide, personali e collettive, che il mondo ci mette ogni giorno di fronte. Secondo Mario Calabresi, per non farsi schiacciare da una cultura nostalgica e passatista, occorre in primo luogo imparare di nuovo a sognare, essere capaci di immaginarsi il futuro e di porsi dei traguardi ambiziosi. La capacità di guardare sempre un passo più avanti del nostro orizzonte è la qualità più preziosa: c'è chi la possiede di natura, c'è invece chi l'ha acquisita con l'esperienza, ma si può sempre imparare. Calabresi ci racconta le storie di chi è stato capace di ridarsi un sogno, imprenditori, uomini dello Stato o semplici concittadini, e attraverso il loro esempio ci rivela che il presente è meglio del passato per definizione, e che spesso basta solo un semplice cambio di percezione per riprendersi il futuro.

RECENSIONE

Fondamentalmente è un libro pieno di ottimismo....forse troppo(!) che ti fa dire: "Ma veramente siamo in un periodo nero della storia o è solo l'autore che cerca di convincerci che il nero è dentro di noi?"
Non so se riesco a spiegarmi, questo libro parla di una crisi che probabilmente non esiste perchè la nostra storia è stata fatta di momenti ben peggiori, di crisi più profonde ma grazie alla speranza di un futuro migliore tutto si è risolto per il meglio (?). 
Non so, fondamentalmente dovrebbe essere un libro che incoraggia credo, ma a me ha messo ancora più tristezza... è come dire a un uomo che perde l'uso delle gambe di essere felice ricordandosi quando ancora le aveva intatte.... non so mi sembra un po' troppo!

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